"Le Siringate, quei gustosi dolcetti che piacevano tanto alla principessa Filangeri, che a Santa Margherita di Belice era trattata da tutti come una regina"
Santa Margherita Belice, ha adottato recentemente il percorso Borgo GeniusLoci De.Co. un percorso culturale, composto da 12 steps, tra questi l’audizione pubblica di presentazione alla Città, e la consegna del riconoscimento di “Custode dell’Identità Territoriale” al Sindaco Franco Valenti.
Il
percorso ideato dalla Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus, prevede
un modello dove gli elementi essenziali di relazionalità sono
Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come specificità)-Tracciabilità e
Trasparenza, che rappresentano la vera componente innovativa, da condividere
con il territorio e per il territorio.
Il percorso Borghi GeniusLoci De.Co., è un percorso culturale, che mira a salvaguardare e valorizzare il “locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, che tende ad omogeneizzare prodotti e sapori. Il Genius Loci rappresenta l'essenza, l'identità di un territorio; ad esso appartengono le immagini, i colori, i sapori ed i profumi dei paesaggi.
La
bellezza e l'unicità del paesaggio, gli insediamenti storici, la
rigogliosa natura ha regalato diversi
elementi attrattivi ereditati
dalla tradizione ed in grado di affascinare i cosiddetti “viaggiatori del
gusto”, ossia quei tanti turisti intelligenti e colti alla ricerca della buona
tavola, non solo per apprezzarne le qualità gastronomiche, ma anche per
l’intimo e profondo legame tra essa ed il territorio
Lo Storico Prof. Andrea Randazzo, ha compiuto una attenta ricerca storica, sull’origine del prodotto simbolo e identitario di Santa Margherita Belice, le siringate, eccola...
Con
la venuta degli Spagnoli in Sicilia, nel 1516 con re Carlo V d’Asburgo, il
settore culinario e dolciario si arricchì di nuovi prodotti tra i quali i famosi
Churros (siringate) che in Sicilia, non riscossero la medesima
popolarità che avevano ed hanno nei paesi di lingua spagnola, dovuto, penso, al
nostro largo uso di cannoli, cassatelle e sfingi, portati in Sicilia dagli
Arabi,
I
churros e le siringate di Santa Margherita di Belìce sono simili nella
forma e nel colore ma diversi nella sostanza: i primi sono fatti, in ordine di quantità,
di acqua, farina, burro, uova, zucchero e sale; i secondi, di ricotta,
farina, miele, zucchero, uova, cannella e scorza d’arancia grattugiata.
Raccontano gli anziani del paese che a fare le prime
siringate di ricotta fu la moglie di un pastore Margheritese, che viveva nel
lontano feudo Meccina col marito e la loro numerosa prole.
In
estate le pecore, come è noto, producono poco latte e di conseguenza i pastori
ottengono limitati quantitativi di ricotta; a quei tempi non esistevano
frigoriferi e l’unico metodo di conservazione della ricotta consisteva nel salarla
ed esporla al sole. Quanto il curatolo raggiungeva una consistente quantità di
ricotta salata andava in paese a venderla.
Un
giorno la donna, vedendo il marito immergere il formaggio appena fatto nel
siero bollente per non guastarsi, pensò di mettere la ricotta nell’olio
bollente ottenendo un dolce che piacque ai suoi figli, e, soprattutto, si
conservava bene per alcuni giorni. Poi per migliorare la cottura, fece dei
cilindretti adoperando l’imbuto di latta con cui il marito durante l’inverno
faceva la salsiccia. A poco a poco, aggiunse altri ingredienti ottenendo,
infine, una vera prelibatezza.
Un giorno il conte Lucio Mastrogiovanni Tasca,
marito della principessa Giovanna Filangeri la quale amava trascorrere diversi
mesi all’anno nel suo sontuoso palazzo di Santa Margherita di Belice, si trovò
a passare per quella masseria, dopo un’estenuante battuta di caccia con i suoi
amici.
La
moglie del pastore molto imbarazzata non sapeva cosa offrire a quel nobile
signore che, fra l’altro, era anche il proprietario del feudo e degli armenti.
Prese del pane appena sfornato, lo condì con olio, sarde, vastedda ed origano;
infine, alquanto timorosa, prese un canestro colmo di siringate e gliele porse.
Don
Lucio e i suoi amici, credendo che fossero i comuni churros, ne presero
qualcuno per non essere scortesi, ma appena li assaggiarono, una dopo l’altra
le finirono tutte. Il conte prima di ripartire invitò la donna a recarsi a casa
sua per insegnare alla loro cuoca a fare quei dolcetti tanto squisiti.
Anche alla principessa Giovanna le siringate di
ricotta piacquero tanto, così cominciò ad offrirle a tutte le sue amiche che
andavano a trovarla; e durante il carnevale interi vassoi di siringate erano offerti
a tutte le maschere che andavano a ballare nel suo palazzo.
In breve quei gustosi dolcetti che piacevano tanto
alla principessa Filangeri, che a Santa Margherita di Belice era trattata da
tutti come una regina, divennero popolari non solo tra le famiglie abbienti ma
tra tutti i Margheritesi.