“Certo. La bellezza è il nostro più grande asset. È chiaro che l’Italia dovrebbe investire nella bellezza, invece lasciamo da parte questo capitale, lo trascuriamo, lo viviamo con poco entusiasmo. Il nostro paesaggio è bello perché antropizzato. Provate ad immaginare un Mediterraneo senza Italia. Noi siamo messi lì tra le civiltà nordiche, quelle arabe e spagnole, non potevamo che essere una culla di civiltà. In questo senso il mare nostrum è quello che definisco un “consommé di cultura”. Noi abbiamo un dovere di riconoscenza verso il nostro passato“.(Renzo Piano)
Il termine genius loci, di origine latina, definisce letteralmente il “genio”, lo spirito, l’anima di un luogo. Esso caratterizza l’insieme delle peculiarità sociali, culturali, architettoniche, ambientali e identitarie di una popolazione e l’evoluzione di quest’ultima nel corso della storia. E’ quell’unicum che caratterizza la destinazione, quella particolare atmosfera che rende un posto così speciale agli occhi del visitatore. Per trovarlo bisogna saper ascoltare, osservare, riconoscere. Tutto questo rientra nei cosiddetti “fattori di attrazione” di una luogo, nelle attrattive di un territorio che portano poi il turista a scegliere un posto piuttosto che un altro. Identificare il genius loci di un luogo non è cosa semplice, prevede un percorso culturale che miri ad indagare e studiare a fondo la cultura autoctona, le sue peculiarità, le sue problematiche.Tuttavia spesso il genius loci viene snaturato, sconvolto, quasi cancellato quando il turismo e le strategie sottese perseguono solamente logiche economiche, senza tener conto di tutti quei fattori, elencati in precedenza, che differenziano un luogo da un altro e lo rendono unico, non replicabile. La popolazione locale, deve essere convinta protagonista di questo processo di riscoperta delle origini, se si vuole poi aprirsi agli altri e raccontare chi eravamo.
È la popolazione, con le sue tradizioni, le sue dinamiche sociali, i colori, i suoni e gli usi e costumi, che rende unica l’identità di un luogo. In un certo senso, per ritrovare il genius loci si dovrebbe entrare nei panni di un viaggiatore bambino. Osservare con la curiosità del bambino, che riesce a percepire le cose che lo circondano con occhi ingenui. Per avvicinarsi al genius loci, bisogna quindi essere curiosi, ma non invasivi, bambini ed adulti allo stesso tempo, solo così si riesce a scoprire le meraviglie che ci circondano.
Lo spirito del luogo viene spesso sacrificato sull’altare economico e deformato ad uso del consumatore, e l’offerta turistica del territorio viene studiata su quello che si presume il viaggiatore voglia osservare. Questo fenomeno va a discapito sia del turista, (che incontra una realtà modificata in maniera innaturale) sia della comunità locale, che sacrifica parte della propria identità offrendo una risposta turistica “sbagliata”. Per evitare questa sostanziale ambiguità sembra opportuno, in fase di progettazione dell’offerta, condurre, innanzi tutto, una approfondita analisi sul patrimonio culturale (materiale e immateriale) e ambientale disponibile; proporre iniziative che tendano ad evidenziare e a valorizzare gli usi e costumi tradizionali e le risorse naturali presenti, creando iniziative mirate a rafforzare, innanzitutto,la consapevolezza della propria identità. E’ opportuno poi, tentare di offrire al turista, l’opportunità di un contatto con un diverso modo di essere, instillando una cultura del rispetto del luogo e della sua storia. Per arricchirci reciprocamente, nello scambio dei nostri racconti . Dobbiamo sapere chi siamo, per capire dove vogliamo andare!
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