venerdì 18 aprile 2025

Il consumo globale di vino nel 2024 ha raggiunto il livello più basso dal 1961

 


La domanda da porsi è,  ma la politica agricola sulla sovranità alimentare è pronta a sostituire i vigneti, con produzioni mediterranee come per esempio l’ulivo, il grano, le leguminose, frutteti, ect, possibilmente a basso  basso consumo di acqua?

Un dato storico che non può passare inosservato, alcuni analisti lo attribuiscono alle campagne no alcol del mondo della ricerca, che è innegabile che negli ultimi tempi si è fatta molto, ma molto convincente. 

La pubblicazione sul quantitativo di alcol totale prodotto nel nostro paese, e a quanti milioni di consumatori  potenzialmente avranno a che fare durante la loro vita con problemi legati alla cancerogenicità   dell’alcol,  quando meno fa riflettere anche i più distratti, e quindi le previsioni non possono certo invertire la tendenza solo grazie ad alcune isolate e  stravaganti affermazioni contro-corrente  e opposti alla ricerca scientifica. Anche  i recenti  provvedimenti sul codice della strada, non aiuteranno a migliorare la situazione.

Certo che c'è un problema anche socio-economico in previsione, che va analizzato nei dettagli. Se si consuma meno vino e la superficie totale rimane invariata in prospettiva, non può che esserci un'offerta superiore alla domanda, cosa che di fatto già c'è. 

A chi compete fare un'analisi previsionale,  per evitare collassi economici dei territori?

Nei territori vitati specializzati, si ha la sensazione che nessuno si vuole occupare del problema, lasciando agli eventi più o meno casuali, la loro soluzione. (siccità e  abbandono della superfice coltivata a vigneto per antieconomicità  )

Fattori congiunturali, ma anche una tendenza di fondo: il consumo globale di vino si è ridotto ancora nel 2024, raggiungendo il livello più basso dal 1961, ha affermato l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv).

“Gli acquisti di vino sono diminuiti del 3,3 per cento rispetto al 2023, attestandosi a 214,2 milioni di ettolitri (mhl)”, si legge nel rapporto annuale dell’Oiv. Si tratta del dato più basso dal 1961 (213,6 mhl).

Il minor consumo di vino sarebbe legato al calo della domanda in mercati chiave come gli Stati Uniti, già prima dell’ipotesi dei dazi degli ultimi giorni,  e a un aumento del prezzo medio a causa dei bassi volumi di produzione, dei maggiori costi e dell’inflazione generale: oggi per una bottiglia di vino i consumatori pagano in media il 30 per cento in più rispetto al biennio 2019-2020.

I consumi di vino sono in calo dal 2018 (il 12 per cento in meno), in particolare in Cina, nonostante un rimbalzo nel 2021, dopo la fase acuta della pandemia di covid-19.

“Al di là dei fattori congiunturali, sia economici sia geopolitici, non bisogna trascurare quelli strutturali di lungo periodo”, ha affermato l’Oiv, citando “l’evoluzione dei gusti e degli stili di vita dei consumatori”.

Negli Stati Uniti, il principale mercato mondiale, il consumo si è ridotto del 5,8 per cento, arrivando a 33,3 milioni di ettolitri.

Anche la produzione di vino è scesa nel 2024 al livello più basso degli ultimi sessant’anni, con un calo del 4,8 per cento (225,8 mhl), anche a causa della crisi climatica, che ha portato piogge eccessive in alcune aree ed episodi di siccità in altre.

L’Italia si è confermata primo produttore mondiale, con 44 milioni di ettolitri, davanti alla Francia (36,1 mhl), alla Spagna (31 mhl) e agli Stati Uniti (21,1 mhl). Le esportazioni italiane sono aumentate, grazie soprattutto al prosecco.



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