sabato 27 luglio 2024

Prologo: "La Tavola del Gattopardo Ambasciatore dell'Identità Territoriale"

Santa Margherita di Belice è un piccolo comune situato nella provincia di Agrigento, in Sicilia. Questo paese ha una connessione significativa con Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del celebre romanzo "Il Gattopardo."






Santa Margherita Belice, nel recente passato,  ha adottato con delibera di giunta,  il percorso   Borgo GeniusLoci De.Co. un    percorso culturale, elaborato dalla Libera Università Rurale, per la valorizzazione  dell'identità territoriale  grazie alla tenacia del Prof Michele Ciaccio  e la collaborazione della locale Proloco
Il prossimo steps  è eleggere la Tavola del Gattopardo,
 Ambasciatore dell’Identità Territoriale,

con la condivisione e la partecipazione di tutte le maestranze  della Città del Gattopardo


«Il genius loci è il territorio della memoria, il nostro patrimonio, il valore più profondo della cultura  mediterranea ed europea,ed è l’unico anticorpo che abbiamo rispetto alla cultura dell’ indefinito  globale»  

 


Gustav Mahler scrisse : "Tradizione non è culto delle ceneri ma custodia del fuoco".

Omaggiare la tradizione non è “chinare il capo al passato”, non è lasciare alle “ceneri del ricordo” il compito di portare fino a noi le immagini di un tempo ormai andato.

Omaggiare la tradizione è ben altro: è mantenere vivo quel “fuoco” che brucia vispo nei solchi lasciati dalle vite di chi abita questa terra, alimentarlo con storie evocative ed emozioni travolgenti.

Ciò che rende così affascinante il fuoco è la sua indomabilità, è impossibile imprigionarlo così come è impossibile impedirgli di bruciare. Ecco che nasce la necessità di costruire un riparo, dove non si opprime la sua fiamma ma la si plasma, la si lascia ardere fiera seppur in balia del nostro volere. La musica così  come un film, diventano   la custodia di una tradizione di antichi ed infuocati ricordi, capaci di ardere anche il più gelido degli animi.  

La tradizione vuol dire consegnare al presente i tesori del passato. Il collegamento forte tra passato e presente, la preoccupazione a mantenere vivo questo collegamento fa sicuramente parte del nuovo corso al quale ognuno deve impegnarsi a partecipare. 

In questo aforisma   è racchiusa la motivazione del riconoscimento di "Ambasciatore  dell'Identità Territoriale" del percorso  Borghi Genius Loci De.Co.   che sarà conferito  in occasione  dell'evento in programma il prossimo 4 agosto a Santa Margherita Belice

  Relazione con Giuseppe Tomasi di Lampedusa

1. **Origini Familiari**: Giuseppe Tomasi di Lampedusa trascorse parte della sua infanzia e gioventù a Santa Margherita di Belice. La famiglia Tomasi possedeva una villa nel paese, e la vita di Tomasi di Lampedusa è stata profondamente influenzata dall'ambiente siciliano e dalla cultura locale. Questa connessione familiare e geografica è riflessa nel suo lavoro, dove le descrizioni della Sicilia e delle sue tradizioni sono arricchite da esperienze personali e osservazioni.

2. **Ispirazione per "Il Gattopardo"**: Santa Margherita di Belice e le sue atmosfere hanno influenzato la rappresentazione dei luoghi e dei personaggi nel romanzo "Il Gattopardo." Anche se il romanzo è ambientato in una Sicilia più generica, le ambientazioni e le descrizioni sono ispirate dalla realtà della vita siciliana dell'epoca, e il paese ha servito come modello per alcuni degli scenari descritti.

3. **Atmosfera e Tradizioni**: Il paesaggio, l'architettura e le tradizioni di Santa Margherita di Belice hanno contribuito alla creazione dell'atmosfera aristocratica e decadente che permea il romanzo. I dettagli della vita quotidiana e delle festività siciliane descritti nel libro riflettono la cultura e le usanze di paesi come Santa Margherita.

### Significato Culturale

1. **Preservazione del Patrimonio**: Oggi, Santa Margherita di Belice è parte del patrimonio culturale legato a Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La villa di famiglia, conosciuta come il "Palazzo Tomasi," è un sito di interesse per i fan del romanzo e per coloro che sono interessati alla vita dello scrittore. Questo legame culturale contribuisce a preservare e celebrare la memoria di Lampedusa e la sua connessione con la Sicilia.


2. **Influenza sull'Opera Letteraria**: La bellezza e la storia di Santa Margherita di Belice sono elementi che arricchiscono la narrazione di "Il Gattopardo." Il romanzo si immerge nei dettagli della vita aristocratica siciliana e riflette le esperienze personali e le osservazioni dell'autore sulla sua terra natale.

In sintesi, Santa Margherita di Belice non è solo un luogo di interesse storico e culturale per la Sicilia, ma anche una parte integrante della biografia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e della sua opera. Il paese offre uno sguardo prezioso sulla vita e l'ambiente che hanno influenzato profondamente la creazione di "Il Gattopardo."


 La "Tavola del Gattopardo" è un'iconica scena del romanzo "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo nel 1958. Questo libro è un'importante opera della letteratura italiana del XX secolo, che offre un quadro dettagliato e nostalgico del declino dell'aristocrazia siciliana durante il Risorgimento e l'Unità d'Italia.

Significato Storico e Culturale

  1. Declino dell'Aristocrazia Siciliana: La tavola, con il suo fasto e la sua opulenza, rappresenta un mondo aristocratico in declino. Il principe Fabrizio Salina, protagonista del romanzo, osserva con malinconia il tramonto di un'epoca in cui la sua classe sociale aveva un ruolo dominante. Il pasto fastoso è un simbolo di un'ultima grandezza e di un'era destinata a scomparire.

  2. Contrasto tra Vecchio e Nuovo: La cena è anche un momento di incontro tra il vecchio ordine e le nuove forze emergenti, rappresentate da personaggi come Tancredi Falconeri e Angelica Sedara. Tancredi, nipote del principe, abbraccia il cambiamento politico e sociale per garantire la propria posizione, evidenziando il conflitto tra conservazione e trasformazione.

  3. Riflessione sulla Storia Italiana: La scena della tavola offre uno spunto per una riflessione più ampia sulla storia italiana. Il romanzo è ambientato durante il periodo delle guerre d'indipendenza italiane e della successiva unificazione. L'aristocrazia rappresentata dal principe Salina è simbolica di una classe che ha perso il suo potere e la sua rilevanza in una nuova Italia che si sta unificando sotto un regime monarchico più moderno e centralizzato.

  4. Riflessione Filosofica ed Esistenziale: La cena è anche un momento di introspezione per il principe, che riflette sul senso della vita, il cambiamento e l'inevitabilità della morte. Questo momento è carico di una profonda malinconia e consapevolezza dell'impermanenza delle cose, un tema ricorrente nel romanzo.

  5. Iconografia Culturale: Nel contesto culturale, la "Tavola del Gattopardo" è divenuta un simbolo di eleganza e decadenza, spesso evocato per descrivere situazioni di sfarzo destinato a scomparire. È anche un riferimento culturale per il senso di tradizione e nostalgia verso un passato mitizzato.

In sintesi, la "Tavola del Gattopardo" non è solo una scena di un romanzo, ma un potente simbolo storico e culturale che rappresenta il passaggio di un'epoca e le trasformazioni sociali e politiche dell'Italia. Il romanzo di Lampedusa, attraverso questo e altri momenti, esplora profondamente i temi del cambiamento, della memoria e dell'identità.

Nel romanzo "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, una delle scene più iconiche è quella della cena a Donnafugata, dove viene servito un banchetto sontuoso. La descrizione delle pietanze è dettagliata e ricca, riflettendo l'opulenza e la cultura culinaria dell'aristocrazia siciliana dell'epoca. Ecco alcune delle pietanze descritte nel romanzo:

1. **Timballo di Maccheroni**: Questa è forse la pietanza più famosa della scena. Si tratta di un piatto elaborato, composto da maccheroni conditi con ragù, piselli, funghi, prosciutto, fegatini e formaggio, il tutto racchiuso in una crosta dorata di pasta frolla. Il timballo è descritto in maniera molto dettagliata e rappresenta un simbolo del lusso e della tradizione culinaria siciliana.

2. **Arrosto di Manzo**: Servito con una varietà di contorni, è un altro piatto che sottolinea la ricchezza del banchetto.

3. **Dolci Tipici Siciliani**: Alla fine del pasto, vengono serviti dolci tipici siciliani, tra cui vari dolci di mandorla, frutta candita e altre prelibatezze.

4. **Vini Pregiati**: Il pasto è accompagnato da una selezione di vini pregiati, riflettendo la cura e l'attenzione per l'alta gastronomia.

Questi piatti non sono solo una celebrazione della cucina siciliana, ma anche un simbolo del mondo aristocratico in declino, caratterizzato da una ricercatezza e una raffinatezza destinate a scomparire con l'avvento dei nuovi tempi. La cura con cui sono descritte le pietanze, e in particolare il timballo di maccheroni, riflette il tema della decadenza e della nostalgia per un passato glorioso, ormai superato dal progresso e dal cambiamento sociale.

"Li Minni di Virgini" è una specialità dolciaria siciliana, conosciuta anche come "minne di Sant'Agata" o "seni di Vergine". Si tratta di un dolce tipico della pasticceria siciliana, caratterizzato da una forma che ricorda un seno femminile. Questi dolci sono generalmente preparati con una base di pasta frolla, farcita con crema di ricotta, e ricoperti di glassa bianca, spesso con una ciliegina candita sulla sommità per rappresentare il capezzolo.

Nel romanzo "Il Gattopardo", Giuseppe Tomasi di Lampedusa menziona questi dolci in una scena in cui vengono serviti durante il banchetto a Donnafugata. I "minni di Virgini" vengono presentati come parte dei dolci offerti agli ospiti e sono descritti con un certo umorismo e una punta di malizia, richiamando la forma provocante e l'allusione sensuale che evocano.

### Significato nel Contesto del Romanzo

La menzione di questi dolci non è casuale e ha diverse connotazioni:

1. **Simbolismo della Decadenza**: La scena in cui vengono serviti rappresenta una società aristocratica che si aggrappa ai suoi piaceri edonistici e al lusso, mentre il mondo intorno sta cambiando. I dolci, con la loro forma suggestiva, alludono alla frivolezza e all'eccesso di una classe sociale in declino.

2. **Cultura e Tradizione Siciliana**: "Li Minni di Virgini" sono anche un richiamo alla ricca tradizione culinaria siciliana, che nel romanzo rappresenta un aspetto importante dell'identità culturale dell'isola. La descrizione di questi dolci riflette l'attenzione ai dettagli e l'amore per la cucina tipica della Sicilia.

3. **Ironia e Critica Sociale**: Lampedusa utilizza questi dolci per inserire una nota di ironia nel contesto del banchetto. La forma dei dolci e il loro nome evocano una sensualità che contrasta con l'austerità e la formalità dell'aristocrazia, suggerendo una certa ipocrisia e un sottile gioco di potere tra apparenza e realtà.

In sintesi, la presenza dei "minni di Virgini" nel "Gattopardo" non è solo un omaggio alla cucina siciliana, ma anche un simbolo carico di significati culturali e sociali, utilizzato da Lampedusa per arricchire la narrazione e fornire un commento sui personaggi e sulla società che descrive.

Il "siringgate" è un dessert tradizionale siciliano, noto anche come "sciù" in dialetto siciliano, che è simile al più conosciuto bignè o éclair francese. Si tratta di un dolce fatto con pasta choux, farcito solitamente con crema pasticcera o crema di ricotta, e glassato con zucchero o cioccolato. 


Nel romanzo "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il siringgate viene citato durante la scena del pranzo a Donnafugata, rappresentando uno dei numerosi dolci che arricchiscono il sontuoso banchetto descritto. Questo dessert, insieme ad altri come il celebre timballo di maccheroni e i minni di Virgini, contribuisce a dipingere un quadro vivido della tradizione gastronomica siciliana e dell'opulenza della nobiltà siciliana del XIX secolo.

### Significato nel Contesto del Romanzo

1. **Simbolo di Opulenza**: Come parte del banchetto, il siringgate rappresenta la raffinatezza e il lusso che caratterizzano lo stile di vita dell'aristocrazia siciliana, in particolare della famiglia Salina. L'abbondanza e la varietà di cibi prelibati simboleggiano l'ostentazione della ricchezza e il gusto per il piacere sensoriale.

2. **Contrasto tra Vecchio e Nuovo**: Il banchetto, e in particolare i dolci come il siringgate, riflettono anche il contrasto tra il vecchio mondo aristocratico e il nuovo che sta emergendo. Mentre i nobili si dilettano con questi piaceri sofisticati, l'Italia sta vivendo cambiamenti sociali e politici significativi, con l'unificazione e l'ascesa della borghesia.

3. **Riflessione sulla Decadenza**: La ricchezza e la sfarzosità del banchetto, inclusi i dolci come il siringgate, possono anche essere letti come un simbolo di decadenza. La famiglia Salina rappresenta un'epoca in declino, e il loro stile di vita lussuoso e indulgente è destinato a scomparire con l'avvento di una nuova era.

In "Il Gattopardo", i dettagli gastronomici, inclusa la menzione del siringgate, non sono solo una rappresentazione della cucina siciliana, ma anche un modo per Tomasi di Lampedusa di esplorare temi più profondi legati alla storia, alla cultura e all'evoluzione sociale della Sicilia.

Nel romanzo "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, i liquori svolgono un ruolo importante nell'illustrare l'atmosfera e lo stile di vita dell'aristocrazia siciliana del XIX secolo. Ecco alcuni dei liquori menzionati nel libro:

1. **Marsala**: Questo vino liquoroso siciliano è uno dei più famosi prodotti dell'isola. È un vino fortificato, noto per il suo gusto ricco e il suo colore dorato. Nel romanzo, il Marsala viene servito in varie occasioni, rappresentando un simbolo della tradizione e della raffinatezza della cultura siciliana.

2. **Rosolio**: Questo è un liquore dolce a base di petali di rose, zucchero e alcool. È una bevanda tipica delle famiglie nobili siciliane, spesso servita agli ospiti in segno di ospitalità. Il rosolio è menzionato come parte delle usanze aristocratiche, riflettendo il gusto per i piaceri raffinati.

3. **Amaro**: Sebbene non venga citato specificamente con un nome, il romanzo fa riferimento a vari amari. Gli amari sono liquori amari a base di erbe, comuni in Italia e spesso serviti come digestivi dopo i pasti. La loro presenza sottolinea l'attenzione per le tradizioni culinarie e la cura per la digestione, tipica delle abitudini aristocratiche dell'epoca.

4. **Crema di Mandorle**: Anche se meno comunemente considerato un liquore, la crema di mandorle è una bevanda alcolica dolce a base di mandorle. Nel contesto del romanzo, rappresenta un altro esempio della ricchezza e dell'abbondanza della cultura gastronomica siciliana.

Questi liquori, oltre a rappresentare una parte del patrimonio culinario siciliano, servono anche a caratterizzare i personaggi e l'ambiente del romanzo. La loro presenza e descrizione non solo contribuiscono a creare un senso di autenticità storica e culturale, ma anche a esplorare i temi del cambiamento sociale e del declino di un'epoca.

venerdì 26 luglio 2024

Gulfi. Un piatto, una storia, una passione

                                                                  Gianna Bozzali

Gulfi. Un piatto, una storia, una passione


              Si chiama semplicemente Gulfi il piatto pensato e realizzato dallo chef Carlo Rabbito quale omaggio alla sua città, Chiaramonte Gulfi. Siamo in Sicilia, nel ragusano. Tra maestosi alberi d’ulivo secolari, in un luogo immerso nella natura, sorge questa cittadina. Gulfi è stato il primo nome di Chiaramonte, dato dagli arabi dopo aver sconfitto i bizantini tra l’Ottocento ed il Novecento dopo Cristo. Il nome Gulfi deriva da “Gul” e sta ad indicare “luogo di rose” / “fiorito di rose” proprio perché nelle campagne della zona fioriva spontanea la rosa.



Il piatto “Gulfi”

Il piatto dello chef Carlo Rabbito ricorda la rosa. E vi è infatti al suo interno proprio una rosa fatta con l’impasto della scaccia ragusana, ripiena di ricotta e tartufo Scorzone, su crema di fave con una guarnitura di cipolla stufata, pancetta condita e tartufo su ciuffetti di ricotta. «Ho pensato questo piatto perché la scaccia ragusana si prepara spesso durante l’anno anche se la tradizione la lega alla Vigilia di Natale – spiega Carlo Rabbito-. Diventa un pasto veloce grazie ai fornai/panettieri che la realizzano sempre. La mia focaccia Gulfi l’ho pensata per valorizzare i nostri ingredienti come l’olio d’oliva utilizzato sia nell’impasto che per la crema di fave, il maiale condito come se fosse salsiccia e il tartufo. Nel territorio chiaramontano – prosegue lo chef- abbiamo prevalentemente due varietà di tartufi: il bianchetto e lo scorzone (conosciuto anche come nero estivo), il primo lo troviamo nel periodo tra febbraio e metà aprile, invece il secondo tra giugno e luglio, ovviamente in base alle condizioni climatiche. Nel territorio ibleo troviamo anche la varietà uncinatum (tartufo invernale, che si trova tra settembre e novembre) e moscato (da novembre a marzo). Per la realizzazione di questo piatto ho utilizzato lo Scorzone la cui caratteristica olfattiva e del gusto si associa ai funghi in particolare ai porcini. L’ho utilizzato prevalentemente a crudo come guarniture mentre i ritagli li ho messi nel ripieno di ricotta che ho utilizzato per farcire la rosa».

Ingredienti per 4 persone

Per la pancetta di maiale: 250 g di pancetta di maiale (unico pezzo), 20 g di vino bianco, 5 g di sale, 4 g di semi di finocchietto, 2 g di peperoncino.

Per la cipolla stufata: 3 pezzi di cipolla bianca piccoli, 10 g di olio d’oliva, 2 g di sale

Per la Focaccia: 250 g di farina di grano duro, 180 g di ricotta vaccina, 100 g d’acqua, 30 g di olio d’oliva, 28 g tartufo scorzone, 5 g di sale, 3 g di lievito di birra.

Per la crema di fave: 200 g d’acqua, 130 g di fave verdi sbucciate, 50 g di carota, 10 g d’olio di oliva, 2 g di sale



Procedimento

Prendere il pezzo di pancetta, aggiungere gli aromi e le spezie tritati, il sale, un filo d’olio e il vino, massaggiare per bene e infornare a 140 C° per 40 minuti, se occorre aggiungere qualche minuto fino ad ottenere una consistenza morbida. Una volta raffreddata la carne tagliarla dapprima a strisce e poi a cubi regolari, per il servizio dorarli in forno a 180 C° per 5 minuti. Il brodo recuperato dalla cottura servirà in parte per ungere la focaccia e il restante regolato di sale e addensato per ottenere un fondo gustoso e lucido che verrà usato per il servizio. Spellare le cipolle piccole, condirle con olio e sale e infornare a 150 C° convezione vapore per 15 minuti. Una volta fredde ricavare l’interno della cipolla, la parte più concava, così da utilizzarla per l’impiattamento, occorrono cinque falde per porzione; la restante cipolla va utilizzata per la crema di fave.

Per la focaccia: prendere una planetaria, aggiungere la farina e iniziare a lavorarla; man mano versare il lievito sciolto con una parte d’acqua, aggiungere l’olio d’oliva e lavorare l’impasto fino a fargli raccogliere pian piano tutti i liquidi. Versare della restante acqua quella che richiede l’impasto, che dovrà essere liscio ma non troppo morbido. Per finire aggiungere il sale e lavorare fino a quando l’impasto avrà assorbito il tutto, successivamente lavorarlo a mano per qualche minuto per ottenere un unico panetto, farlo riposare per 30 minuti, in inverno se occorre qualche minuto in più.

Nel frattempo, tagliare il tartufo in base alle sue dimensioni (in questo caso a fiammifero) da utilizzare alla fine dell’impiattamento. Preparare il ripieno versando la ricotta in una ciotola condita con un pizzico di sale e con i ritagli del tartufo tagliati a brunoise, mescolare tutta la farcia e metterla nella sac à poche. Riprendere l’impasto e accertarsi che non sia elastico, poi tirarlo nella sfogliatrice e non farlo spesso, una volta steso copparlo con un coppapasta rotondo (diametro 9 cm), ogni porzione serviranno 5 pezzi.

Per comporre la focaccia sovrapporre la pasta per un quarto del cerchio ottenuto; mettere il ripieno al centro del cerchio con la sac à poche e chiudere tutta la striscia a mezzo cerchio, prendere una punta della striscia e arrotolarla fino all’altra punta così da ottenere la rosa, spennellare con una parte di fondo della pancetta; mettere infine in una teglia con la carta da forno e infornare a 160 C° per circa 15 minuti.

Per la crema di fave: in una casseruola fare rosolare dolcemente la cipolla tritata ottenuta con i ritagli di quella stufata, aggiungere le fave verdi sbucciate e spellate, aggiungere le carote sbucciate e tagliate a pezzi, mettere dell’acqua bollente a coprire le fave e far cuocere per qualche minuto. Scolare e frullare le fave tenendo da parte il brodo e che verrà aggiunto fino ad ottenere una crema liscia e omogenea.

Servizio

Riscaldare la crema di fave e versarla su un piatto fondo, poggiarvi sopra la rosa, completare con le 5 falde di cipolla rigenerate, al cui interno mettere il fondo della pancetta, al di sopra i cubi di carne tostati, sovrastati da ciuffetti di ricotta; infine poggiarvi il tartufo.


Chi è Carlo Rabbito

Carlo Rabbito fa il cuoco da 20 anni. Ha iniziato la sua carriera proprio nella sua città natale, Chiaramonte Gulfi, dove ha appreso le basi della cucina al ristorante “Il Tegamino” dei fratelli Iannizzotto con lo chef Rosario. «Durante gli anni scolastici tra Chiaramonte e Modica, ho avuto la possibilità di partecipare a diversi corsi di cucina ed eventi extra scolastici attraverso i quali ho conosciuto tanti chef come Claudio Ruta, Carmelo Floridia e Ciccio Sultano che mi hanno trasmesso delle bellissime emozioni e coi quali ho fatto bellissime esperienze – ci racconta Carlo Rabbito-.



Dopo il diploma ho iniziato a fare esperienze fuori Chiaramonte; ho fatto qualche stagione nel villaggio Kamarina e successivamente a Palermo al ristorante “ai Normanni”, breve ma importante per il mio futuro. Inizio quindi a lavorare nella catena di villaggi turistici ClubMed». E fu grazie a questa esperienza in giro per l’Europa, che Carlo Rabbito decise di trasferirsi in Francia, migliorando le proprie conoscenze professionali. Si trasferì a Parigi per lavorare in uno dei ristoranti dello Chef stellato Guy Savoy. Infine, dopo più di 5 anni vissuti in Francia, rientra in Italia, a Ragusa. Fondamentale è stato il supporto dello Chef Claudio Ruta.

«Mi ha trasmesso qualcosa di importante che terrò per sempre nel mio bagaglio – sottolinea lo chef Rabbito-. Dal 2017 insieme allo chef Ruta ho riscoperto nuove emozioni, conoscendo e approfondendo quanto di bello c’è nella nostra provincia, dai prodotti alle attività e su questa scia abbiamo organizzato diversi eventi in zona, in mulini, oleifici, cantine, birrifici e con allevatori del nostro territorio ibleo. Negli ultimi anni ci siamo rimessi in gioco con l’APCI RAGUSA, URCS (Unione Regionale Cuochi Siciliani) e la FIC (Federazione Italiana Cuochi), con amore e passione per questa professione, valorizzando e valorizzandoci grazie ai prodotti che questa magnifica terra ci ha donato».


Gianna Bozzali

Originaria di Vittoria (Ragusa). Una laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari e tante esperienze maturate nel mondo della comunicazione enogastronomica, sia in tv, sia grazie alla collaborazione con testate giornalistiche di settore. Giornalista e critico gastronomico, esperto assaggiatore Onav, è da anni PR ed ufficio stampa del Consorzio di Tutela del Cerasuolo di Vittoria DOCG. Spesso veste anche il ruolo di Docente di comunicazione gastronomica in diversi corsi di settore. Ama narrare le storie più semplici come quelle dei casari, dei contadini e dei vignaioli perché anche il più sconosciuto dei produttori merita di essere “ascoltato”.






mercoledì 10 luglio 2024

𝗖𝗮𝗹𝗶𝗰𝗶 𝗱𝗶 𝗦𝘁𝗲𝗹𝗹𝗲 𝟮𝟬𝟮𝟰

alex tesa
h


...𝗮 𝗰𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝘀𝘁𝗲𝗹𝗹𝗲, 𝗱𝗶𝘃𝗶𝗻𝗶𝘁à 𝗺𝗶𝘁𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗵𝗲, 𝗺𝘂𝘀𝗶𝗰𝗮, 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗮𝗴𝗿𝗶𝗰𝗼𝗹𝗲 𝗲 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗶 𝘃𝗶𝗻𝗶
Le feste d’estate dedicate al vino sono alle porte, come ogni anno, con Calici di Stelle, l’affascinante appuntamento enologico, a cura del Movimento Turismo del Vino in collaborazione con l’Associazione Città del Vino. Da sabato 27 luglio a domenica 25 agosto, Calici di Stelle darà il via a tantissimi eventi nelle cantine e nei centri storici dei territori del vino in tutto lo Stivale.
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L'edizione 2024 celebra la connessione tra mito, scienza e cultura. I temi sono quattro: Mitologia - “Bacco e il vino” e “Astronomia e costellazioni” tra mito e cultura e con la stella Vindemiatrix come protagonista. Situata nella costellazione della Vergine ha il nome latino di "colei che raccoglie l'uva" e sparisce dalla vista quando l’uva è matura.
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Il secondo tema riguarda “Scienza e Agricoltura” e valorizza le tecniche di allevamento e produzione dei vini in relazione alle fasi lunari e alle stelle che potranno essere osservate anche con l’ausilio di telescopi o cannocchiali. La superluna è prevista il 19 agosto. Il tema “Cultura e Tradizioni” abbraccia gli eventi con musica dal vivo, giochi come la caccia al tesoro, mostre e altri momenti culturali adatti anche per i più piccoli. Per i turisti amanti della natura ci sono le “Esperienze Sensoriali” sedute di meditazione o yoga in vigna o semplici passeggiate nel silenzio ascoltando i suoni della natura. Pic-nic unico dove i vini delle cantine socie MTV sono abbinati ai prodotti del territorio.

martedì 2 luglio 2024

Novara di Sicilia un paese in festa

 L' operosa comunità di Novara di Sicilia in provincia di  Messina,  

candidata  al  prestigioso riconoscimento di 

“Custode dell’Identità Territoriale“ 

del percorso Borghi GeniusLoci De.Co.

             Novara di Sicilia, paese situato in provincia di Messina,    gioco, cibo tradizionale e scaramanzia animano le vie del paese durante il Torneo di Lancio del Maiorchino, un   un formaggio stagionato che   si collega ad un gioco tradizionale - Il Lancio del Maiorchino, praticato già nel 1700 secondo la documentazione rinvenuta negli archivi comunali. Durante le feste di Carnevale, diverse squadre di uomini e donne lanciano un formaggio stagionato - fabbricato con latte ovino e caprino l’anno precedente al gioco – facendolo rotolare lungo un percorso prestabilito attraverso il centro del paese.
VIDEO

  UN PAESE IN FESTA

La produzione del Maiorchino è espressione di pratiche di allevamento tradizionale rispettose dei ritmi delle transumanze stagionali. Queste, oltre a favorire la biodiversità, sono all’origine di un prodotto di alta qualità, prezioso per l’economia di una comunità impegnata a combattere lo spopolamento. Un gioco tradizionale rivitalizzato negli anni 90 dall’associazione Circolo Olimpia, coinvolgendo produttori, abitanti di Novara così come turisti e appassionati di paesi limitrofi. Questa tradizione ludica contribuisce alla notorietà del formaggio, favorendo un turismo sostenibile, rafforzando il senso di appartenenza e una dinamica di dialogo con altre comunità ludiche tradizionali.  
 

sabato 29 giugno 2024

Manifesto per le De.Co.

 

Turismo enogastronomico e promozione del territorio, 

 Nino Sutera nella task force nazionale per

 le Denominazioni Comunali




Si torna a parlare delle denominazioni comunali in seguito all’iniziativa di un gruppo di esperti, nel settore agroalimentare, che hanno stilato e sottoscritto un manifesto in dieci punti per dare delle dritte su come utilizzare questo strumento di valorizzazione.

La De.Co è un atto politico, di competenza del Sindaco, che presuppone una conoscenza del passato, un’analisi del presente ed una progettualità riferita al futuro, puntando l’attenzione soprattutto nell’ambito del turismo enogastronomico che, se adeguatamente promosso, rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo dell’economia locale, specie per le piccole comunità rurali che puntano tutto sull’unicità e prelibatezza dei loro prodotti identitari 

Le De.Co. enfatizzano, al massimo, le tradizioni e il lavoro di un’intera comunità. Luigi Veronelli, l’ideatore delle De.Co. ha dato, in tal senso, una definizione esemplificativa del“genius loci”: esso è da intendere come “l’intimo ed imprescindibile legame fra uomo, ambiente, clima e cultura produttiva. Fu il giornalista e scrittore, appunto, a scoprire l’incredibile valore di questo strumento che “avrebbe rafforzato la coscienza di ciò che merita salvare e rilanciare, fra i prodotti, ma anche fra le ricette di un dato Comune, per consegnarli alle generazioni future”. Il manifesto, articolato in 10 punti, intende sensibilizzare sull’uso di questo importante mezzo di valorizzazione del territorio.Dopo la sottoscrizione del Manifesto da parte di Roberto Astuni, Milena Cecchetto, Serenella Cicchellero, Roberto De Donno, Antonio Di Lorenzo, Gianfranco Ferrigno, Angelo Irienti, Domenico Maraglino, Paolo Massobrio, Marina Moioli, Vladimiro Riva, Gian Arturo Rota, Bruno Sganga, Nino Sutera, adesso si aspetta l’adesione da parte dei sindaci del vari Comuni d’Italia, ma anche di altre personalità del mondo politico, economico e culturale per salvaguardare la ricchezza agroalimentare del nostro Paese.

MANIFESTO DE.CO.

1.    Le De.Co. sono un agile strumento che consente ad ogni Sindaco di dare valore alla forte identità territoriale e storica di specifici prodotti, piatti-ricette o tradizioni del proprio Comune.

2.    Le De.Co. sono un censimento di origine con uno specifico valore storico e culturale, in particolare per quei tanti prodotti agroalimentari che non rientrano, per motivi diversi, in altre forme di valorizzazione.

3.    Le De.Co. rappresentano identità ed espressione di valori e tradizioni attestati attraverso una semplice delibera comunale del Sindaco, che certifica la provenienza specificatamente territoriale di ogni prodotto, piatto o sapere di quella peculiare terra.

4.    Le De.Co. rendono lustro al Comune di appartenenza che le dichiara proprie e specifiche del proprio territorio con effetto immediato dalla delibera del Sindaco e dell’Amministrazione. Esse, in quanto appartenenti al territorio comunale non sono proprietà di singoli, in quanto sono un bene collettivo. In tal senso le De.Co. contribuiscono a valorizzare specificità a confronto, con preponderante attenzione al genius loci, al fine di suggellare suggestive operazioni di marketing territoriale con evidenti benefici economici, produttivi e turistici.

5.    Le De.Co. hanno un carattere eticamente rispettoso sia della natura, sia dei diritti dei lavoratori artigianali e contadini, in quanto annoverano il prodotto alla propria terra, ossia allo specifico Comune, in cui esso viene da sempre generato con quelle peculiarità. Il fattore propulsivo delle De.Co. si pone in grado di smuovere un certo interesse economico-sociale intorno alla considerevole ricchezza e varietà di elementi culturali, di usanze e tradizioni attualmente ancora in vigore negli oltre 8.000 Comuni italiani.

6.    È, dunque, chiara e determinata volontà del Comitato creare una fitta rete di sinergie tra territori, al fine di incentivare al meglio l’istituzione delle De.Co. così da ottimizzare un costante scambio d’informazioni, suggerimenti e proposte operative.

7.    Il Comitato intende spronare i Comuni ad istituire le De.Co., promuovendo leggi regionali in conformità coi principi delle De.Co. ed attivandosi per costituire un gruppo trasversale di parlamentari disposti a farsi promotori della validità della prestigiosa intuizione di Luigi Veronelli in quanto a promozione, sostenibilità e sviluppo identitario dei luoghi.

8.    Si ritiene utile estendere il progetto De.Co. a tutta la rete di ristoratori e produttori locali che, individualmente o con specifiche associazioni, usano prodotti De.Co. per promuovere una specifica azione di sensibilizzazione e conoscenza rivolta al consumatore finale.

9.    Il Comitato si fa carico di individuare e promuovere contatti finalizzati col mondo dell'informazione (stampa, web, social e televisioni pubbliche e private), istituendo uno specifico gruppo operativo mirato a tale compito.

10. È inoltre precisa intenzione del Comitato ideare ed organizzare esclusive “Giornate De.Co.” con la collaborazione di tutti i Comuni che le hanno designate, coinvolgendo Istituzioni, Associazioni e vari protagonisti che ne hanno condiviso la promozione e la valorizzazione.

giovedì 27 giugno 2024

“il cibo della valle del Belice"

                                                                Francesca Cerami 


Il 28 giugno, alle ore 17.30, presso Palazzo Panitteri di Sambuca di Sicilia (AG), ospiti del convegno “Le UGA – un’identità territoriale da promuovere”, organizzato dalla strada del vino Terre Sicane, si svolgerà, in parallelo, il primo workshop del progetto “il cibo della valle del Belice – acronimo CI.VA.BE”.



Le “UGA” rappresentano uno strumento prezioso per valorizzare e promuovere il patrimonio agroalimentare siciliano e in particolare il comparto vitivinicolo evidenziando l’aspetto dell’unicità e dell’autenticità attraverso l’identificazione dell’origine, una specie di “carta d’identità” che mette in luce il luogo di nascita, le radici. Come recita l’articolo 29 del Testo Unico del Vino, al comma 4 “per i vini a Dop è consentito il riferimento a unità geografiche aggiuntive, più piccole della zona di produzione della denominazione, localizzate all’interno della stessa zona di produzione, ed elencate in una lista, a condizione che il prodotto sia vinificato separatamente e appositamente rivendicato nella denuncia annuale di produzione delle uve (…). Il Cibo della Valle del Belice rilancia il tema convinto che le “menzioni territoriali” sono un valido strumento per comunicare la nostra straordinaria biodiversità ed eterogeneità produttiva, nonché complessità e ricchezza culturale ed enogastronomica. Attraverso le tecniche di storytelling e l’utilizzo dei social media.  

Il convegno è organizzato da Strada del vino Terre Sicane, partner del POLO CIVABE che gestisce il progetto, in collaborazione con il Comune di Sambuca di Sicilia, IRVO (Istituto Regionale del vino e dell’olio – Regione Siciliana), dalla Federazione Italiana delle Strade del Vino dell’Olio e dei Sapori, dall’Associazione Nazionale Città del Vino, da Iter Vitis - Consiglio d’Europa e dalla Federazione delle strade vino e sapori di Sicilia.

“Il progetto, ha conquistato il primo posto nella graduatoria definitiva della misura 16.4, dichiara Alessandro La Grassa, direttore di piano del GAL Valle del Belice, ente finanziatore del progetto, ed ha già mosso i primi passi, con dei compagni di viaggio, di grande valore, nel settore educativo-salutistico. Con il workshop dedicato alle UGA punta a mette in luce l’importanza dell’identità territoriale, sia per gli aspetti agroalimentari che per le valenze eno-gastronomiche e indubbiamente promozionali. I nostri prodotti hanno un indiscusso potenziale organolettico e nutrizionale, l’olio, il vino, il formaggio, la frutta secca e fresca. Dobbiamo, insieme, costruire le strategie giuste per comunicare i nostri territori e fare arrivare a tutti la qualità del cibo e il suo valore culturale, agricolo, sociale, etico e salutistico. Questi sono infatti gli obiettivi della misura specifica (PSR SICILIA 2014-2020, sottomisura 19.2/16.4 ambito tematico Sviluppo e innovazione delle filiere e dei sistemi produttivi locali, Bando GAL Valle del Belice “Sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e sostegno ad attività promozionali a raggio locale connesse allo sviluppo delle filiere corte e dei mercati locali” pubblicato il 20/04/2023 C.U.P F19G23000320006). Il nostro POLO Civabemira infatti, dichiara il legale rappresentante dell’azienda Agricola Futura, capofila del progetto, Nicola Clemenza, a realizzare un progetto che ci rappresenta come territorio e come brand. Da sempre puntiamo sui nostri prodotti di eccellenza e l’olio evo di Nocellara del Belice è uno dei più importanti. Ci siamo costituiti in ATS con la società Caracci Mirko, l'arte dei curatoli società cooperativa, Leonarda Tardi di Mazzara Calogero, l’istituto per la promozione e valorizzazione della dieta mediterranea e l’associazione strada del vino Terre Sicane,  per raccontare l’origine dei nostri prodotti, la terra dei nostri avi, la bellezza dei paesaggi, il gusto unico e inconfondibile dei nostri sapori e lo stile di vita della Dieta Mediterranea”.

Infine, verso le 19.00, sarà possibile assistere, alla storica filatura della Vastedda del Belice DOP a cura del Caseificio Cangemi, che fa parte della società cooperativa l’arte dei curatoli. Calogero Cangemi realizzerà una rappresentazione narrata del percorso artigianale e farà infine assaggiare il formaggio. Le caratteristiche organolettiche dei prodotti saranno valorizzate dalla sapiente arte culinaria del Caffè Beccadelli di Filippo Cipolla che attraverso le ricette tipiche siciliane ed i lievitati farà degustare l’eccellenza del cibo della valle del Belice. Il menù, ideato dall’Idimed, celebrerà il sapore di un territorio che autenticamente rappresenta il modello alimentare della Dieta Mediterranea che ci fa crescere in salute e invecchiare con successo, senza trascurare il piacere del gusto. 

Vivilo Wine Fest seconda edizione

Gianna Bozzali                 

Torna l’evento dedicato ai territori del vino ideato e organizzato da RO.MA. Union Marketing &Trade. Appuntamento il 6 e 7 luglio prossimi all’Arena delle Bifore del Castello di Donnafugata per un’inedita esperienza multisensoriale dentro un labirinto di gusto.

18 le cantine protagoniste della seconda edizione della kermesse che vanta il patrocinio del Comune di Ragusa, dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino nonché degli Ordini professionali dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Ragusa, dei Dottori Commercialisti di Ragusa e di Federalberghi Sicilia.

 


 Un territorio da vivere e gustare appieno, animato dall’intraprendenza di produttori capaci di dare vita a vini che, nel bicchiere, restituiscono il volto dei luoghi in cui nascono. Sarà possibile apprezzare tutto ciò a Vivilo Wine Fest che torna, con la sua seconda edizione, in provincia di Ragusa. L’appuntamento, questa volta, è al Castello di Donnafugata a Ragusa, dal 6 al 7 luglio.

Ideato ed organizzato da RO.MA. Union Marketing &Trade delle imprenditrici Roberta Sallemi e Martina Spitale, da qui l’acronimo, Vivilo Wine Fest punta ad esaltare il territorio con un evento in cui il vino si intreccia alla musica e all’arte in un contesto ricco di storia e natura per un’esperienza multisensoriale. Vivilo vuol essere l’invito a ricercare nel calice le peculiarità del luogo così come la passione e la voglia di scommettersi sempre, ogni giorno, dei vignaioli che lo rispettano, lo accudiscono; persone che, oltre alla terra, coltivano il gusto della ricerca accompagnandola al rispetto della natura. Da qui l’invito “vìvilo” che richiama la parola in dialetto siciliano “vìvilu” che significa bevilo: perché un vino va bevuto e vissuto appieno.

 


Vivilo Wine Fest, viaggio in un “labirinto” del gusto

 

Dopo il successo della prima edizione che si è tenuta al Castello dei Principi di Biscari ad Acate, registrando la presenza di oltre 1.500 visitatori, l’edizione 2024 si arricchisce quest’anno della presenza di nuove cantine e con un ricco programma di degustazioni e masterclass con la partecipazione di AIS, ANAG, FISAR, ONAV. Sei le masterclass guidate a cui si potrà prendere parte per un viaggio tra bollicine, distillati, vini che si fregiano della denominazione Cerasuolo di Vittoria Docg nonché vini monovarietali prodotti da grillo e frappato. Al Vivilo Wine Fest spazio anche all’arte e alla letteratura per una narrazione di ampio respiro che abbia sempre come protagonista il territorio ibleo.

«Il nostro proposito è quello di far conoscere cosa si nasconda dietro un calice, al fine di valorizzare non solo la qualità e le proprietà intrinseche del vino ma anche la cultura di una Sicilia che emoziona e che deve coinvolgere sempre più i giovani – spiega Martina Spitale –. Attraverso la cultura del vino, vogliamo dare il nostro contributo per una rivoluzione gentile secondo il modello di Dacia Maraini, ovvero quello della creazione di spazi di dialogo e di progetti universali che parlano al cuore. E se il vino è cultura, la cultura non è proprio questo?».

 


Arte e cultura, il programma

La manifestazione ospiterà già a partire dalle ore 16,00 di sabato 6 lugliola mostra artistica Legàmi, dedicata al tema del rispetto sulle donne, in collaborazione con il Circolo fotografico ASA25. La leggenda del Castello di Donnafugata che avrebbe come protagonista una “donna-vittima” costretta alla fuga, contribuirà a rendere il connubio vino-donna ancora più forte.

 «Il turismo enogastronomico attrae da sempre visitatori da tutto il mondo e Vivilo Wine Fest vuole offrire un’esperienza d’accoglienza unica, legata alla conoscenza in campo vitivinicolo, allo scambio reciproco e pertanto ai valori universali di condivisione tipici della nostra Sicilia- spiega Roberta Sallemi che è anche referente per la città di Vittoria della Rete antiviolenza Zeromolestie Sinalp-. Grazie alla lunga storia di antiche influenze che hanno caratterizzato i nostri vini siciliani e la nostra Terra abbiamo la possibilità di vivere e far rivivere l’esperienza dell’ospitalità con occhi diversi, sicuramente più sensibili ed impegnati nel sociale.  Proprio in quest’ottica si è scelto di allestire nel Castello di Donnafugata una mostra artistica che rivendichi la libertà ed i diritti delle donne tramite un fil rouge che interessi tutti».

Domenica 7 luglio, al tramonto, spunti di riflessione letteraria con il focus “Il vino: tra anima e corpo in Dante” a cura dell’imprenditore digitale Simone Terreni, cultore di Dante e scrittore del libro “A Superar lo Inferno”, edito da Trèfoglie.

Infine, le esibizioni live del Jazzary Wine Vives Quartet e del Speakeasy Quartet e la partecipazione di Electrosound Mangione con il momento “Vino è Musica: degustazioni e comparazioni” faranno vivere un’esperienza immersiva tra musica e vino, nell’Arena delle Bifore del Castello di Donnafugata, l’antico maniero che conserva segreti, storie e leggende dal fascino senza tempo…come il vino.

 

Le cantine partecipanti

A Vivilo Wine Fest, che gode del patrocinio gratuito del Comune di Ragusa, dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Ragusa, dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Ragusa e di Federalberghi Sicilia, saranno presenti le seguenti aziende vitivinicole: Akrille Cutrera Bastianich, Avide, Casa Grazia, Cuore di Marchesa, Fede Beniamino, Feudi del Pisciotto, Feudo Arancio, Gurrieri, Horus, Maenza, Nicosia, Principi di Butera, Santa Tresa, Tenuta Bastonaca, Tenuta Valle delle Ferle, Tenute Lombardo, Terre di Giurfo, Vigna di Pettineo.

 

 

Per info e acquisto biglietti visitare il sito  www.vivilowinefest.com

Per dettagli sul costo ridotto www.vivilowinefest.com/#ticket-ridotto