sabato 16 novembre 2024

Castronovo di Sicilia tappa del percorso Borghi GeniusLoci De.Co.

 Alla presenza del Sindaco di Castronovo di Sicilia Vitale Gattuso, del Vice Sindaco Domenico Madonia, dell'Ing Giannone Consigliere Comunale, del coordinatore dell'Associazione Nazionale Borghi GeniusLoci De.Co. NinoSutera, di Dario Costanzo Agronomo, di Lillo Alaimo Deloro responsabile del Progetto Demetra,  di tanti intervenuti, si è svolta la  cerimonia di svelamento della targa simbolo del riconoscimento “Custode dell’Identità Territoriale”,   apposta nella Sala Consiliare di Castronovo di Sicilia, presso i locali dell’Auditorium Comunale in Corso Umberto.VIDEO                 

La laboriosa comunità di Castronovo di Sicilia è stata insignita del prestigioso riconoscimento di “Custode dell’Identità Territoriale”, nell’ambito del percorso Borghi GeniusLoci De.Co., per l’ impegno costante nella salvaguardia e valorizzazione delle tradizioni locali e per aver saputo tramandare il Genius Loci — quell’essenza unica che rappresenta l’anima del territorio.

Il riconoscimento si colloca all’interno del percorso e punta al recupero e alla valorizzazione delle specificità locali, trasformando i borghi italiani in destinazioni culturali e turistiche d’eccellenza. Le De.Co. (Denominazioni Comunali), nate da un’idea di Luigi Veronelli, sono strumenti preziosi per il marketing territoriale e rappresentano un mezzo attraverso cui ogni comunità può identificarsi e comunicare la propria unicità.

La De.Co. Denominazione Comunale non è solo un’etichetta, ma un simbolo di identità territoriale, con cui la comunità si riconosce e che la contraddistinguono per caratteristiche uniche e originali.

Riconoscere questi elementi come De.Co. significa preservarli, promuoverli e renderli un’attrazione turistica, in grado di attirare i cosiddetti “foodies” — viaggiatori sensibili al patrimonio culinario e alle tradizioni locali. Dunque, attraverso questo riconoscimento, Castronovo di Sicilia si conferma un baluardo delle tradizioni siciliane, un esempio di come l’impegno di una comunità possa diventare un volano di sviluppo economico e turistico, trasformando la cultura locale in una risorsa inestimabile.



La cerimonia si  è svolta  al termine del corso del Progetto Demetra organizzato dal Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, per la “ Valorizzazione delle risorse genetiche vegetali, promozione del paesaggio culturale e costruzione delle comunità del cibo”








 













giovedì 14 novembre 2024

Bella Favara ...

 

 di Luigi Parello 

Perché vivere a Favara?

Favara è grande e grandi sono i favaresi!

 

  in giro in macchina percorrendo 'a strata nova.

Quand'ero adolescente mi divertiva sentirmi chiedere, dagli amici di Agrigento … i giurgintani:  ma tu esci alla strada nuova?

Lo italianizzavano, per essere più sofisticati, ma ci sono delle cose intraducibili: 'a strata nova, 'u conzu, 'a luna, 'a batia, 'a giateddra, i linticchieddri, 'u sparaceddru, 'u casteddru, 'u capuliatu e u maccicuni, 'a mafarda …

La resa in italiano, per quanto possibile, ne ridurrebbe l'intensità comunicativa, ridicolizzandone perfino il suono.


Ci siamo capiti e va bene così. 

Una mia bonaria certamente presunzione mi porta spesso a cadere nella trappola immodesta di elogiare, oltre ogni limite, la manualità dei Favaresi, decretandone la superiorità nei più svariati campi, io direi alla Stefanu Cuppularu .. un senza tetto che girava per le vie di Favara con un gran numero di cani randagi con cui ci parlava (gesticolando talmente che a volte osservandoli mi pareva proprio che i cani stessi anuissero come a dire: abbiamo capito! ..  ma ovviamente farneticava eccome se farneticava) ci mangiava, beveva e dormiva!

Il pane, ad esempio, è inarrivabile.

E quando anche da altre parti mi capita di addentare u maccicuni o u chichireddru, vuol dire che sicuramente è arrivato un panettiere favarese.

Chi altro saprebbe riprodurlo, e così bene?

Allora addento il pane e penso: questa è roba nostra. E ancora mi ritorna in mente ad una delle case di nonna Tana, dietro a chiesa matrici proprio difronte a sacristia di patri Carriboli l'arciprete anche da chiesa Purgatoriu e del Rosario: poco distante e sulla via Roma, la Salumeria del Corso dispensava il miglior salame del circondario. Riempivamo un pezzo di pani e ci sedevamo sullo scalone dell'ingresso, in piena estate, con le voragini sulle ginocchia, regalo di qualche pedalata maldestra di troppo o del troppo stare in ginocchio .. giocando con le figurine panini o ppà e poi .. a chissà ci laiu e chista no, chiffà na cangiamu? .. piuttosto ca cu u carrettu chi cuscinetti di ferri o cu lu circhiuni e u ferru o ai quattru cantunera.. ah bella gioventù ma, oramai passata .. ecc. 

E i dolci, i dolci ma dunci assai … con a vilata di zuccaru o con la crema di ricotta poi …eccezionale!

Alla faccia del prelievo di sangue delle settimane dopo allo studio di analisi du dutturi Vetro, sopra il Bar Patti, diventava una festa: u conu gelatu, a pasta elena, u cannolo, a diplomatica, a millefoglie e u cciarduni uhm .. un mi ci faciti pinsari .. 

Sbirciare nel laboratorio e vedere un padre e un figlio sempre all'opera: minuziosi, precisi, instancabili…

U gelatu a pezzi alla nocciola e al pistacchio di u Zi Nellu Butticè du caffè Italia e con il mio personale e modestissimo aiutino da bambino, si perché mio nonno Pè d'estate mi mandava ad imparare u misteri perché servirà un domani mi diceva .. e i cosi dunci di mennula di u Zi Vittoriu sempre cu lu borsellu 'ncoddru/addosso dell'Olimpia Bar di Filorizzu ... con la festa di San Calò.

La Piazza, a chiazza mia … Cavour pi San Giuseppi!

Quante cose potrei dire di lei, ma è un fatto intimo, mi commuove, e le parole vengono meno, per quante sono tante.

Così oggi come per la Farm Cultural Park.

Facciamo che la Piazza e la Farm sono due donne: due femmine formose, bellissime e materne donne; la prima sicula in ogni sua architettura, l'altra invece è arrivata da lontano, un'americana bionda e bellissima, ma con l'accento favarese: uno slang talvolta incomprensibile, futuristico, amabile. Familiare ...  direi Identitario.

Quanto bene ha portato, quanto bene che ci fa, quanto bene le vogliamo.

Da San Francesco o  a' scinnuta di u chianu di San Francì .. è importante scegliere di non scendere con l'auto dalla strada di basule che porta dritti dritti 'o Conzu.

Si vede tutta Favara da là, e la sera ah .. che bella la sira .. addormentata in un abbraccio di lampioni gialli - pare quasi perfetta, coi visi delle case scorticati, e le vasche blu sui tetti .. con ancora, l'eternit… l'erba alta, le strade larghe, alcune incredibilmente strette, un dedalo indecifrabile .. nà vota .. si dici  accussì percorribile solo dagli avvezzi, le scorciatoie, i piani rialzati, 'a cammara e 'u dammusu, i magazzini arredati, le nonne fuori con le sedie e un fazzoletto di stoffa tra le minne per asciugare il sudore, le vesti nere e una collana d'oro con la foto del marito morto. Quand'è che un figlio, puoi leggere nei loro occhi lo straniamento dal mondo, l'appassimento di ogni slancio vitale .. brutta cosa, ma accusi s'arragiunava nà vota.

I panini delle camionette ... il nostro street food ..  pieni di patatine e salsaemmaionese - tutto unito - e le panelle, con la partannina fredda per sgroppare, e i caffè nei tavolini dei bar, che adesso si può chiedere anche un marocchino se ci va, o una birra al sale senza pensare e parlare e sparlare di buttane e cornuti.

Le putìe/botteghe nelle strade nascoste: 'zzia fìfiddra, e si ..  'u restu mu duna a licca licca o a maccica, solitamente i big babool, con la ciunga dentro. La ciunga: adattamento fonosintattico di chewing gum e poi ancora ..  u Mars ca' caramella a mù ca' mi purtava me patri quannu acchianava da chiazza a dominica a ura di pranzu, assieme all'immancabile tabbarè di paste varie cà crema rigorosamente di ricotta di pecora.

.. a Favara poi siamo tutti cugini …a cu ò me cuscì, e attenzione possiamo smettere di esserlo con una certa risibile facilità: l'amore e l'odio, a Favara, si alternano frenetici, roteando attorno a un concetto che un poco m'imbarazza, inteso per com'è: il rispetto .. un invito mancato, una visita di malattia non fatta, una telefonata dimenticata, compromettono irreversibilmente i legami. In taluni casi si ricorre all'intervento riparatore di 'u parrinu: come prete, o come altro, può intercedere o dipendere di fari paci o ancora cchiù tinta cosa di mettiri cchiù guerra.

Di motivi per vivere a Favara, credetemi, ne ho così tanti che adesso stesso io scapperei, ma non si può..

I miei figli però saranno per metà linticchieddri - sgamati e svegli - e se gli andrà, potranno perfino iscriversi ad una facoltà di architettura ed essere allievo dei miei amici .. perché no!  .. Amerà Farm?  ...  amerà la pizza cu curniciuni ripienu o senza?  ... u sfinciuni? .. 'a focaccia? .. o semplicemente 'a pizza a gettiti cu li sardi e passuluna che solo al mio paese sanno fare e quando s'incazzerà, mi renderà incredibilmente orgoglioso .. ah beddra Favara!



martedì 12 novembre 2024

Sicilia, “Regione Europea della Gastronomia 2025”

 

Con la prestigiosa nomina di “Regione Europea della Gastronomia 2025”  la Sicilia si conferma terra di sapori unici e di grande tradizione culinaria. 




È la prima regione d’Italia a raggiungere l’ambito traguardo, che certifica quanto affascinante sia il nostro territorio, ricco di storia, cultura e natura diversificata, che esprime il suo potenziale anche a tavola. Un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Con i suoi oltre mille chilometri di costa, la Sicilia è l’isola più grande e varia del Mediterraneo. La sua posizione strategica l’ha resa testimone e protagonista di molteplici vicende storiche, che hanno lasciato tracce tangibili nel suo patrimonio culturale e nelle sue tradizioni. È un’Isola con una propria identità, spesso sfaccettata e contrastante, frutto dell’influenza di popoli e civiltà differenti. Tale peculiarità si traduce in una gastronomia unica e raffinata, che si basa su prodotti genuini e locali, derivati da una ricca biodiversità vegetale e animale. 

Al suo interno sono attivi 4 vulcani, 7 aree marine protette, 5 parchi naturali che si estendono per oltre 84 mila ettari in tutta l’isola. E ancora 74 riserve naturali e 30 zone di protezione speciale. Con i suoi 15 parchi archeologici la Sicilia testimonia l’impatto storico delle diverse civiltà che nei secoli si sono avvicendate. Sono inoltre presenti 14 isole minori che compongono gli arcipelaghi delle Eolie, Egadi, Pelagie, Ustica, Pantelleria e altre piccole isole. I principali arcipelaghi sono costituiti da isole di origine vulcanica che rendono unico il loro “terroir”, che si traduce in prodotti della terra e del mare che si distinguono per sentori di zolfo e una spiccata salinità.

L’agricoltura siciliana rappresenta circa il 10% dell’intero Sistema agricolo italiano e raggiunge quasi il 20% se si considera l’intero comparto agroindustriale. Con i suoi 427mila ettari è la regione italiana con la maggior quantità di suolo lavorato in biologico e la prima per numero di addetti del settore. L’altissima qualità delle produzioni è provata dal fatto che in Sicilia sono registrati 36 DOP e IGP, 31 vini DOC e DOGC e 59 prodotti a marchio QS Qualità Sicura Garantita per grano e prodotti zootecnici (latte, carne).




La Sicilia vanta una grande tradizione per quanto concerne la produzione di frutta. L’uva da tavola svolge un ruolo da protagonista, con due varietà certificate (l’uva Canicattì IGP e Mazzarone IGP). Anche in bottiglia la Sicilia è protagonista, raccontando la varietà del suo territorio vitivinicolo. Con quasi 98 mila ettari, il vigneto siciliano è il più grande d’Italia. Inoltre la Sicilia è la prima regione in Italia per superficie vitata in biologico. La zona di produzione della “DOC Sicilia” comprende l’intero territorio amministrativo della regione Sicilia, le cui denominazioni di origine protetta dei vini siciliani sono 24. Le IGT/IGP sono invece 7.

Menzione particolare meritano gli agrumi siciliani, che all’interno dell’agricoltura nostrana sono parte fondamentale, con oltre 88 mila ettari, di cui 58 mila adibiti ad aranceti, 21 mila a limoneti e 5 mila a mandarineti. Nell’ambito dei prodotti certificati, quelli più rilevanti in tale settore sono l’arancia rossa di Sicilia IGP e Ribera Dop, il limone di Siracusa IGP, il limone dell’Etna IGP e il Limone interdonato di Messina IGP.  Infine i mandarini, le cui varietà più note sono i Cleopatra, l’Avana e il Tardivo di Ciaculli.

La Sicilia è anche l’Isola degli ulivi, un elemento altamente distintivo della vegetazione mediterranea naturale. La produzione media di olio siciliano è di circa 34 milioni di chili. Il valore aggiunto dell’oro verde per l’economia siciliana coinvolge ogni autunno 106 mila produttori e circa 20 milioni di piante su oltre 158 mila ettari di superficie che rappresentano il 13,85% del patrimonio olivicolo nazionale, collocando la Sicilia al terzo posto tra le regioni italiane più produttive, appena dopo Puglia e Calabria.

Degna di nota, con 8,2 mila ettari e una produzione complessiva di oltre 147 mila tonnellate nel 2020 è la coltivazione del fico d’India. Ha due varietà certificate: il Fico D’India dell’Etna Dop e quello di San Cono Dop. Altre produzioni di valore, sia in termini quantitativi che di varietà sono quelle delle nespole e delle pesche.



Anche la frutta secca gode di notevole prestigio, come le mandorle e il pistacchio di Bronte, noto per le sue proprietà gustative.

La Sicilia vanta anche un’ampia produzione di ortaggi: pomodori, carciofi, cipolle, cavoli, patate, zucchine e carote. In questa categoria spiccano due prodotti certificati: il Pomodoro di Pachino e la Carota novella di Ispica IGP.  

Di grande importanza è la varietà e la produzione dei formaggi siciliani, molti dei quali definiti “storici”. La biodiversità casearia siciliana registra numerose tipologie di formaggi, prevalentemente ovini, ma anche caprini e bovini. Le produzioni certificate comprendono 5 formaggi a Denominazione di Origine: il Pecorino siciliano DOP, il Ragusano DOP, il Piacentinu Ennese DOP, la Vastedda della valle del Belice DOP, la Provola dei Nebrodi DOP.

Storicamente, sin dai tempi dell’Impero romano, la Sicilia è stata considerata il granaio d’Italia. D’altronde, la coltivazione del grano occupa gran parte della superficie dell’Isola: il grano duro copre una superficie di 264 mila ettari, mentre il grano tenero copre 110 ettari.

Anche il mare ha un ruolo fondamentale per la costruzione dell’identità gastronomica siciliana. La pesca e l’industria ittica costituiscono uno dei più importanti settori produttivi in continua e costante crescita anche nell’ambito delle iniziative di promozione enogastronomica. Il comparto rappresenta tuttora uno dei settori trainanti dell’economia della Regione. Ogni anno rappresenta circa un quarto delle catture italiane e un terzo dei ricavi complessivi del settore. Inoltre, la Sicilia ha la flotta più grande tra le regioni italiane, sia in termini di unità che di stazza. La Sicilia vanta il maggior numero di imprese di conservazione del pesce in Italia (32%) e posti di lavoro in questo settore (27%). L’acquacoltura rappresenta circa il 20% della produzione totale italiana ed è costituita quasi esclusivamente dalla produzione di spigole e orate.

Le acque dello Stretto di Messina sono note per la pesca del pesce spada, ma anche per sardine, acciughe e sgombri, ovvero il tipico pesce azzurro del Mar Mediterraneo. Menzione particolare per storia (con l’ex stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica) e tradizione merita il tonno rosso siciliano. Introdotta dagli arabi intorno all’anno 1000, la pesca del tonno si è tramandata nei secoli, fino ai giorni nostri. Uno dei beni ittici più rinomati e iconici della Sicilia è anche il gambero rosso di Mazara del Vallo, che da scarto delle battute di pesca è diventato un frutto di mare tra i più apprezzati e ricercati.

La Sicilia gode anche di una straordinaria tradizione di Street Food. Il cibo di strada che nasce povero, adesso è tra i più ricercati anche in chiave gourmet. Ricco di varietà e di proposte, lo street food siciliano (e in particolare quello di Palermo) è stato collocato dal network americano Virtual Tourist, al 5° posto tra i migliori produttori di “street food” al mondo. Pane panelle e crocchè (cazzilli), arancine, carduna, cacuocciuli e vruocculi (cardi, carciofi e broccoli fritti nel burro), milinciani fritte (melanzane fritte), pesce cicireddu (pesciolini fritti), sfinciuni (un tipo di pizza), pane ca meusapane cunzatu e stigghiola, sono alla base di un variegato ventaglio di sapori e odori che affondano le loro radici nell’incontro di diverse culture. 


Anche la tradizione pasticcera siciliana gode di notevole prestigio all’interno del panorama gastronomico, non solo nostrano: il cioccolato di Modica, con la sua secolare lavorazione che affonda le sue radici nel XVIII secolo, grazie ai segreti di artigiani cioccolatieri che amalgamavano il cacao con lo zucchero e le spezie; il cannolo e la cassata siciliana sono alcuni dei prodotti dolciari più apprezzati e iconici della nostra terra; proprio la cassata, con la sua base di ricotta, pan di spagna e glassa di zucchero è l’emblema del sincretismo culturale siciliano. Con le sue origini arabe, continua ad essere uno dei baluardi gastronomici della sicilianità nel mondo.

Questo panorama articolato di prodotti di qualità, uniti a storia, territorio, archeologia, tradizioni, ha dato vita al ricco e articolato patrimonio gastronomico che oggi consegna alla Sicilia la nomina di Regione europea della gastronomia 2025. Un traguardo autorevole, che celebra l’eredità culinaria dell’antica Trinacria, offrendo un viaggio gastronomico unico, fatto di autenticità, passione e sapori indimenticabili. Il piano strategico per il 2025 è volto a promuovere il brand Sicilia nel mondo, utilizzando come attrattore l’enogastronomia, la cui valorizzazione è determinante anche in chiave di un turismo sempre più sostenibile. Se il cibo ha una forte valenza economica, sociale e culturale, la Sicilia ha molto da raccontare.


venerdì 8 novembre 2024

Il GeniusLoci nelle Comunità del Cibo


                

Di fronte al rischio della dispersione dei saperi locali, ecco che le produzioni del territorio, accompagnate ovviamente da tutte le espressioni della cultura materiale, dalla produzione   fino alle ricette tradizionali, diventano eredità e simbolo da tutelare e valorizzare.

Quindi, ogni iniziativa che recupera   tradizioni  può rappresentare una grande opportunità di rivalutazione della produzione locale, sia per quanto riguarda la diffusione culturale, sia per una sua valorizzazione economica, che ne rende possibile la sopravvivenza. Nelle arti e non solo, il “GeniusLoci” rappresenta concettualmente quello “spirito” percepibile, quasi tangibile, che rende unici certi luoghi ed irripetibili certi momenti, uno spazio, un edificio o un monumento. Non solo: il Genius Loci è anche nelle immagini, nei colori, nei sapori e nei profumi dei paesaggi intorno a noi, che tanto spesso, anche all’improvviso, ci stupiscono ed emozionano. Le persone “respirano” il genius loci di un luogo, di un ambiente quando ne hanno piena coscienza. Ognuno di noi è attaccato ad un luogo d’infanzia, ad un ricordo, ad un affetto, a un dolce, ad un piatto. Ecco, l’obiettivo è recuperare l’identità di un luogo, attraverso le prelibatezze storiche e culturali del territorio.

  Ai nostri giorni, dove tutto è veloce, uniformato e orientato spesso solo “alla massima produzione con il minore costo possibile”, pensare ad un modello di sostenibilità e sviluppo che si basa sulla parola “Comunità” sembra quasi un paradosso. Il territorio come oggi lo vediamo, è il risultato di una interazione fra l’uomo e le sue attività, la storia e la cultura in relazione con la natura. In diverse campagne, questa interazione ha portato spesso ad una scomparsa dell’identità e dei valori comuni, come se non si vedesse più il tratto di un paesaggio comune e purtroppo anche alcuni territori agricoli sono diventati come “non luoghi”. Per nostra fortuna l'isola, fatta eccezione per alcune aree industriali,  ancora presenta una forte connotazione di identità rurale, fatta di eccellenze agroalimentari e di cultura del territorio e del paesaggio tipico, che diventa così uno dei più potenti strumenti di valorizzazione delle nostre produzioni. Riteniamo che valorizzare le caratteristiche uniche delle nostre produzioni, le nostre specificità che il tempo, la Storia e la sapienza dei coltivatori hanno saputo identificare meglio di ogni altro “piano di marketing”, sia il modo più efficace di dare prospettiva ai coltivatori, ma contestualmente ai territori sostenendo un modello di sviluppo equilibrato dove il valore in positivo ricade sulle comunità locali. Un’agricoltura che diventa centrale e sinergica con le attività della trasformazione agro-alimentare, del turismo, della ristorazione, dell’educazione alimentare, ma che assume il ruolo anche di soggetto attivo che si occupa di “Servizi ambientali” per fare manutenzione al territorio e ridurre i danni  delle calamità naturali oggi,sempre più diffuse.

L’impresa agricola, nella nostra visione, deve evolvere sempre di più da semplice “struttura produttiva di derrate agricole indistinte”, verso una impresa fortemente radicata con il territorio e con le comunità locali, che produce prodotti di qualità ben identificati e anche servizi utili per tutte le attività del territorio, così come già identificato nella definizione di agricoltura multifunzionale di Agenda 2000.

È partendo da queste nostre convinzioni che la valorizzazione della agrobiodiversità, diventa un elemento strategico all’interno di una politica agricola regionale che desidera fornire agli agricoltori più occasioni di avvicinare il mercato alla produzione in modo che il consumatore attento possa riconoscere nel prezzo la qualità di un prodotto unico e di un territorio non riproducibile. Il modello “Comunità del cibo” diventa quindi un modello di governance, partendo dalla definizione della Legge Nazionale n.194/2015 sulla Biodiversità, dove il Coltivatore e l’Allevatore Custode che conservano il nostro ricco patrimonio di agrobiodiversità, sono al centro di un modello di relazioni anche commerciali e connessi con tutti gli operatori di un territorio ben identificato per sviluppare una economia che è in prima battuta anche circolare, ma che si presta ad una apertura verso l’esterno, verso mercati più lontani e più attenti all’origine, alla qualità e alla storia. Insomma un’agricoltura che fa bene al territorio, in primis ai propri abitanti, perché diventa cultura, qualità, salute e natura, ma anche perché amplifica le ricadute economiche in tutti i settori produttivi, oltre all’agricoltura, il turismo, la ristorazione, la piccola trasformazione e il commercio.

















La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene

NinoSutera

 

Il mondo dell'enogastronomia orami è diventato variegato, diviso tra chi si ispira a cuochi della scuola italiana e chi insegue  culture diverse e a volte contrapposte Nel mondo però si mangia rigorosamente italiano, di quella scuola italiana ricercatissima. Taluni pur lavorando in Italia, si ispirano a chef tedeschi, irlandesi, inglesi, spagnoli e/o francesi, più per una crisi di identità,  che di una convinzione professionale  

 

Gastronomo e letterato, padre riconosciuto della moderna cucina e grande divulgatore della lingua italiana, Pellegrino Artusi  nasce a Forlimpopoli il 4 agosto 1820. Dopo gli studi comincia ad occuparsi degli affari paterni e quindi a viaggiare quale commerciante nelle varie regioni della penisola italiana. L’anno successivo alla tragica notte del 25 gennaio 1851, quando Forlimpopoli subisce la violenta irruzione della banda del Passatore, la famiglia Artusi lascia Forlimpopoli e si trasferisce a Firenze. Artusi gode di vita agiata e a soli 45 anni può cominciare a occuparsi a tempo pieno delle sue passioni, la cultura e la cucina. Borghese, liberale e penna arguta è l’autore del bestseller “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene”. Artusi dedica gli ultimi vent’anni della sua vita a quest’opera letteraria che segnerà la storia dell’identità gastronomica nazionale. Muore a 91 anni nel 1911 a Firenze.

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 A Casa Artusi, a Forlimpopoli, c’è un tesoro. Sono quasi duemila lettere indirizzate a Pellegrino Artusi, da lui stesso segnate con la data d’arrivo e quella della propria risposta.


 

L’Italia risorge unitaria grazie ai trasporti e alla comunicazione, alle ferrovie e alle poste. Artusi è il primo a beneficiarne, ricevendo polli e prodotti dai suoi poderi romagnoli, scrivendo lettere a sorelle, nipoti ed amici. Quando pubblica a proprie spese La scienza in cucina non vede ancora l’efficacia della rete postale per la diffusione di un libro, ma saranno i suoi potenziali e reali lettori a rivelarglielo. Nel 1897 l’indirizzo dell’autore, piazza d’Azeglio 25, figura accanto a Bemporad incaricato della diffusione, e inizia una nuova vita in quella casa perché arriveranno in numero crescente cartoline postali e cartoline illustrate, lettere di sconosciuti, accanto ovviamente a quelle dei numerosi nipoti. Una nuova vita, per il vecchio signore, nello studio, a rispondere a richieste semplici, l’invio contrassegno di un esemplare, e altre più complesse, concernenti una ricetta assente, un ingrediente sconosciuto e persino, da Palermo, su come procurarsi l’utensile per fare le cialde, introvabile nei negozi. Quando Artusi, nei mesi estivi, è in vacanza, il primo a rispondere alle richieste di esemplari del libro è il cuoco Francesco Ruffilli, sempre impegnato a correre alla posta o ai depositi ferroviari. Così La scienza in cucina viaggia e si crea una rete di corrispondenti, donne e uomini, interessati ad una nuova cultura in cui la cucina domestica ha un ruolo fondamentale che eclissa la gastronomia francese e l’industria alberghiera. Alla morte di Artusi le lettere a lui indirizzate entrano a far parte del patrimonio del Comune di Forlimpopoli, destinatario della maggior parte della sua eredità. Il carteggio è ora conservato in Casa Artusi, all’interno dell’Archivio della Biblioteca Comunale P. Artusi. Nel corso degli anni è stato inventariato, trascritto e digitalizzato, diventando un’importante fonte utile agli studi complementari al ricettario e alla biografia stessa di Pellegrino Artusi. Ora, il Comune di Forlimpopoli e Casa Artusi mettono a disposizione dei lettori questo patrimonio di oltre 1840 lettere, quale risorsa documentaria unica, utile a quanti vogliano conoscere meglio la figura e l’opera dell’autore de La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, e non solo.


AUDIO

mercoledì 6 novembre 2024

La Tavola del Gattopardo “Ambasciatrice dell’Identità territoriale”

 

Continuano le attività per implementare il dossier di candidatura

Farà tappa a Santa Margherita Belice, il prossimo 7 novembre alle ore 9.30  il Progetto Demetra del Parco Valle dei templi di Agrigento in collaborazione con UNIPA, con il patrocinio dell’ODAF Agrigento e la Federazione Regionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, finanziato dall’Assessorato Regionale dell’Agricoltura in seno al PSR Sicilia 2014/20   Misura 10.2 a, e 4.4 a. Il progetto ha previsto, tra le altre attività, un percorso formativo costituito da tre corsi e tre seminari sul tema della biodiversità coltivata nel contesto mediterraneo.

La tappa a Santa Margherita Belice, si lega al fatto che il Comune  ha adottato da qualche anno, con delibera di giunta,  il percorso   Borgo GeniusLoci De.Co. e contribuirà ad implementare il dossier di candidatura.

 Nella scorsa edizione del premio dedicato a Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il Comune guidato dal  Dott. Gaspare Viola,  un Sindaco lungimirante, ha accolto con favore la proposta della Dott.ssa Debhora Ciaccio di   avanzare  la candidatura per  eleggere la Tavola del Gattopardo,   “Ambasciatrice dell'Identità Territoriale”  Il percorso  prevede un modello dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come specificità)-Tracciabilità e Trasparenza, che rappresentano la vera componente innovativa, da condividere con il territorio e per il territorio. 

Le De.Co. (Denominazioni Comunali) nascono da un’idea semplice e geniale del grande Luigi Veronelli, che così le spiegava: “Attraverso la De.Co. il "prodotto" del Territorio acquista una sua identità.” Rappresenta un concreto strumento di marketing territoriale, ma soprattutto un’importante opportunità per il recupero e la valorizzazione delle identità e le unicità locali. La De.Co. è “un prodotto del territorio” (un piatto, un dolce, un sapere, un evento, un lavoro artigianale, etc) con il quale una comunità si identifica per elementi di unicità e caratteristiche identitarie, deve essere considerata come una vera e propria attrazione turistica capace di muovere un target di viaggiatori che la letteratura internazionale definisce “foodies” viaggiatori sensibili al patrimonio culinario locale e non solo, ha affermato Nino Sutera

                 "Quando il cibo viene ancorato in maniera identitaria ad un territorio, smette di essere un momento culinario e diventa esperienza totale. In questo modo coinvolge immediatamente i quatto sensi, vedere, annusare, gustare e toccare; ma quando un cibo è veramente ancorato ad un territorio tocca anche le orecchie perché si racconta e racconta il territorio. Quando arriva nel piatto, quel cibo ti ha detto tante cose e quando lo assapori diventa esperienza avvolgente, coinvolgente e identitaria di quel luogo."

                  Un Borgo Genius Loci De.Co. è molto più di un semplice paese. È un luogo dove storia, cultura, tradizioni e prodotti locali si intrecciano in un'unica, inconfondibile identità. Il termine "genius loci" (spirito del luogo) evoca l'anima profonda di un posto, il suo carattere unico e irripetibile. 

Perché sono così importanti?

  • Salvaguardia delle tradizioni: I Borghi Genius Loci De.Co. contribuiscono a preservare le antiche usanze, i saperi artigianali e le ricette tramandate di generazione in generazione.
  • Sviluppo sostenibile: Promuovendo un turismo lento e di qualità, questi borghi favoriscono uno sviluppo economico rispettoso dell'ambiente e delle comunità locali.
  • Valorizzazione del territorio: Ogni borgo ha una storia da raccontare e un patrimonio culturale da tutelare. I progetti De.Co. aiutano a valorizzare questi aspetti, rendendoli un'attrazione per visitatori da tutto il mondo.

Qual’è la differenza tra De.Co. P.A.T. e R.E.I.?


NinoSutera

          Qual’è la differenza tra De.Co. P.A.T. e R.E.I.?   Semplicemente, che  la De.Co  è un atto politico, nelle prerogative del Sindaco, per difendere e salvaguardare l’identità del suo  territorio. Gli altri strumenti compresi DOP.DOC.IGT.IGP.SGT   sono atti tecnocrati, strumenti utilissimi, sovvenzionati o meno, ma tecnocrati.

Partiamo dall’inizio.

Tempo fà  ho avuto modo di leggere una singolare richiesta di un solerte consigliere provinciale della provincia autonoma di Trento.  L’Oggetto? Proposta di mozione“Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale del Trentino” In sintesi il solerte Consigliere provinciale Dott. Roberto Bombarda, con la sua mozione ha proposto di adottare il modello  promosso della Regione Sicilia, relativo  alla Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale approvata dall’UNESCO il 17 ottobre 2003.

Si,  perché la Sicilia è stata la prima Regione in Italia ad approvare ed istituire   con il D.A. n. 77 del 26 luglio 2005, il Registro delle Eredità Immateriali (REI) e il Programma Regionale delle Eredità Immateriali.  Secondo la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, approvata dall'UNESCO il 17 ottobre 2003, le Eredità Immateriali (definite dall'UNESCO Intangible Cultural Heritage)

Il Registro delle Eredità Immateriali è costituito da SEI  Libri, ciascuno dei quali raccoglie una particolare Eredità Immateriale a seconda della sua natura.   WEB

il Libro delle Celebrazioni, delle Feste e delle Pratiche Rituali
in cui iscrivere i riti, le cerimonie e le manifestazioni popolari associate alla religiosità, ai cicli produttivi, all'intrattenimento e ad altri momenti che si pongono quali tratti storico-culturali caratterizzanti la vita di una comunità;

il Libro dei Mestieri, dei Saperi e delle Tecniche
in cui iscrivere le pratiche ergologiche legate alla storia e alle tradizioni delle comunità e le conoscenze riferite alla gestione del territorio e alla rappresentazione dei cicli naturali e cosmici;

il Libro dei Dialetti, delle Parlate e dei Gerghi
in cui iscrivere quei fenomeni di comunicazione linguistica che sono esito di particolari vicende storico-culturali o espressione di specifici gruppi socio-culturali;

il Libro delle Pratiche Espressive e dei Repertori Orali
in cui iscrivere le tradizioni musicali, coreutiche, drammatiche, verbali e ludiche trasmesse entro dinamiche di elaborazione comunitaria storicamente stratificate;

il Libro dei Tesori Umani Viventi
in cui iscrivere quegli individui, le collettività, i gruppi che si pongono quali detentori unici o particolarmente qualificati di saperi tecnici, rituali-cerimoniali, linguistici o espressivi riferibili a processi storico-culturali di "lunga durata";

il Libro degli Spazi Simbolici
in cui iscrivere gli spazi che hanno registrato eventi tali da sortire dinamiche di memorie collettive, produzione simbolica o che si pongono quali scenari socio-culturali storicamente identificati.

Passiamo ai P.A.T. il MIPAF ha avviato nel 2000 un percorso per includere  quei settori di nicchia, valorizzando i prodotti tradizionali in cui prodotti agricoli o dell' allevamento, e dell’artigianato, che  venivano lavorati secondo antiche ricette.

L’Unico requisito per essere riconosciuti come (PAT) è quello di essere  ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni »

  La suddivisione per categoria: prodotti lattiero-caseari, prodotti a base di carne, prodotti ortofrutticoli e cereali, prodotti da forno e dolciari, bevande alcoliche, distillati.WEB

                                                                            Passiamo alla De.Co  

 La De.Co. (Denominazione Comunale) è “un prodotto del territorio” (un piatto, un dolce, un sapere, un evento, etc) con il quale una comunità si identifica, per elementi di unicità e caratteristiche identitarie.   Valorizzare le specificità di una comunità in un'ottica di sviluppo locale, vuol dire scoprire come poter integrare gli elementi dell'identità nei prodotti del territorio. Promuovere, nelle scuole e in seno alle associazioni locali, iniziative finalizzate alla scoperta delle radici storiche, favorendo la trasmissione di know-how dalle antiche alle nuove generazioni.

Ideate da Luigi  Veronelli, che   ha rappresentato  il Rinascimento dell’Enogastronomia italiana in tutte le sue espressioni, ha aperto una strada, inventato un genere, vissuto e tracciato la  via per l'affermazione dei territori. Ha lottato contro i poteri forti a difesa dei piccoli produttori.

L’eredità di Luigi Veronelli arriva anche  ai nostri giorni È una lezione di dedizione, onestà intellettuale, e sana partigianeria che è di esempio in un settore, come quello del cibo, verso il quale l’interesse continua a crescere, insieme alle sfide che questo pone a chi decide di farne una professione. Un Borgo Genius Loci De.Co. è molto più di un semplice paese. È un luogo dove storia, cultura, tradizioni e prodotti locali si intrecciano in un'unica, inconfondibile identità.E’ un percorso culturale, al francese “terroir”, preferiamo il latino “genius loci”, un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile. «Il genius loci è il territorio della memoria, il nostro patrimonio, il valore più profondo della cultura  mediterranea ed europea,ed è l’unico anticorpo che abbiamo rispetto alla cultura dell’ indefinito  globale»  WEB

Perché è così importante?

  • Salvaguardia delle tradizioni: I Borghi Genius Loci De.Co. contribuiscono a preservare le antiche usanze, i saperi artigianali e le ricette tramandate di generazione in generazione.
  • Sviluppo sostenibile: Promuovendo un turismo lento e di qualità, questi borghi favoriscono uno sviluppo economico rispettoso dell'ambiente e delle comunità locali.
  • Valorizzazione del territorio: Ogni borgo ha una storia da raccontare e un patrimonio culturale da tutelare. I progetti De.Co. aiutano a valorizzare questi aspetti, rendendoli un'attrazione per visitatori da tutto il mondo.

 Sono tutti strumenti straordinari, ognuno assolve a una funzione, l'importante è che per ogni strumento si adotti la giusta "cassetta degli attrezzi", altrimenti si crea confusione, è come se un oculista utilizzasse nella sua funzione,  gli attrezzi del ginecologo e/o viceversa.