giovedì 22 ottobre 2015

Perché non metto piede a EXPO

Perché non metto piede a EXPO. E non datemi della radical-chic

di  | 12 ottobre 2015
Antonella G.: Non avrei potuto dirlo meglio. Grazie a questo post di Vea (originariamente pubblicato qui) riesco finalmente a dare voce al perché non sono innamorata di Expo. Una spettacolare attrazione turistica, con pregevoli allestimenti scenografici e scenotecnici, ma non serve a prendere coscienza sul tema cibo

Senza tanti preamboli: Expo è una gigantesca operazione commerciale, che sfrutta il trend dell’argomento “cibo” per portare soldi e affari alle solite 3/4 multinazionali che apparecchiano le nostre tavole tutti i giorni. E le apparecchiano nutrendoci di schifezze prodotte in totale spregio dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori agricoli e non.
Ricordo a me stessa e ai miei figli che io produco e mangio e compro consapevolmente, non solo per la mia e la loro salute, ma anche e soprattutto perché penso che questo sia il MIOatto politico.
E penso che oggi la questione dell’accessibilità al cibo e alla terra sia il campo su cui si giocano le più importanti battaglie politiche. Ci credo davvero, e tutto quello che faticosamente cerco di tenere in piedi ruota intorno a questo convincimento.
Penso ad Antonio, il militante del movimento Sem Terra che abbiamo ospitato recentemente al maso, a quello che ci ha raccontato sul Brasile: centinaia di migliaia di persone che rischiano la vita per procurarsi un pezzo di terra su cui far campare la famiglia…

Non sono per la coerenza a tutti i costi: non ci credo e non è il mio obiettivo. E non sono fighetta radical-chic (lo so che è la prima cosa che pensate!). Non chiamatemi “talebana”. Ma Expo, no.
Una gigantesca operazione commerciale per portare soldi e affari alle solite multinazionali che apparecchiano le nostre tavole tutti i giorni, nutrendoci di schifezze.
Mi avrebbe fatto meno schifo se gli obiettivi fossero stati evidenti. Che so, una cosa del tipo: Expo, devastare il pianeta, arricchendo l’agribusiness… ma temo che non ci sarebbe andato nessuno.
Forse io sì, ci sarei andata. Avrei portato via molto di più, li avrei visti in faccia. Invece hanno creato una gigantesca Gardaland, infarcita di buoni sentimenti ecologisti (così ci sentiamo buoni e partecipativi delle sorti del mondo). Vi ricordate Matrix? Solo che lì per risvegliarsi la faccenda era complessa…
Alla Nestlé o al MacDonald costa molto meno una bella campagna di marketingpesante improntata all’ecologia, che rivedere le politiche di sfruttamento di terre e uomini che fanno sì che noi mangiamo schifezze a costi bassissimi, e loro si arricchiscono. Perché è questo che accade.
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Raccolto autunnale al Maso del Saro. «Nonostante una qual momentanea cialtronaggine orticola», ci assicura Vea, «l’orto se la cava anche da solo. Thank’s Mother Earth, for our daily bread!».
Chiariamo: non è che penso che il mio non andare abbia un qualche effetto sulla questione. Ma almeno mi ha dato l’occasione di spiegare ai miei figli (Mamma, ci andiamo anche noi?!? Daiiii!perché NON facciamo una cosa.
E poi, via, il campo di grano in centro a Milano…

Si può non essere d'accordo?

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