I marchi europei sono obsoleti, perché non garantiscono più nulla, infatti ormai il mondo per esempio, è pieno di Parmesan......
In compenso i lacci e laccioli dell'U.E hanno contribuito a decimare le aziende anche quelle a conduzione familiare (..sopratutto)
Con il fatturato appannaggio dei
big che fanno grandi volumi, la forte concorrenza di Grecia, Spagna e Francia
nell’accaparramento dei fondi europei.
Cosa più grave è che alcuni prodotti certificati più
piccoli, che dopo aver rincorso per anni il riconoscimento, con addebiti economici a carico del pubblico, non si sono neanche
dotati di un sito internet, di una strategia di comunicazione e promozione, che per l’altro, non riescono a sostenere economicamente, a causa dei piccoli volumi di scambio.
Quali sono i segreti per il successo commerciale di prodotti tipici e a forte connotazione geografica? I marchi europei DOP, IGP ed STG contribuiscono al riconoscimento e alla tutela dell'origine? Questi stessi marchi, tuttavia, hanno dimostrato di non essere sufficienti, da soli, a garantire il successo commerciale del patrimonio agroalimentare italiano. Alla base dei casi di successo nel settore, insistono fattori diversi quali la capacità di fare rete dei territori e lo sviluppo di strategie di branding e comunicazione solide.
Una
buona parte dei prodotti di qualità italiani in concreto, e rimasto solo il "marchio" sconosciuto a una attenta platea di consumatori globali
Per non parlare ti talune amministrazioni pubbliche, che se pur i bilanci sono ridotti all'osso, spendono risorse per inseguire presunti marchi, che difficilmente potranno dare risultati accettabili, supportati da "presunti specialisti" in cerca di risorse pubbliche
Per non parlare ti talune amministrazioni pubbliche, che se pur i bilanci sono ridotti all'osso, spendono risorse per inseguire presunti marchi, che difficilmente potranno dare risultati accettabili, supportati da "presunti specialisti" in cerca di risorse pubbliche
Eppure molti presunti consulenti, continuano ad attraversare il territorio del sud, con travate tanto geniali quanto inconcludenti, ma costosi
Dal 2005 al 2020 le specialità Dop (Denominazione di origine protetta), Igp (Indicazione
geografica protetta) e Sgt (Specialità tradizionale garantita)
certificate dall’Unione Europea sono praticamente raddoppiate (+80,5%),
da 154 che erano sono diventate oltre 300.
Le
prime 10 province per ritorno economico di Dop e Igp
Le 10 province
che hanno avuto il maggiore ritorno economico dalle certificazioni, espresso in
milioni di euro, sono:
— Parma, con
1.135,8 euro e 12 tra Dop e Igp
— Modena, con 622,7 e 15 tra Dop e Igp
— Reggio Emilia, con 544,1 euro e 13 tra Dop e Igp
— Brescia, con 401,2 euro e 18 tra Dop e Igp
— Bolzano, con 314, 3 euro e 5 tra Dop e Igp
— Udine, con 301, 9 euro e 5 tra Dop e Igp
— Mantova, con 241,2 euro e 12 tra Dop e Igp
— Sondrio, con 236,5 euro e 9 tra Dop e Igp
— Cremona con 215,3 euro e 13 tra Dop e Igp
— Caserta, con 208, 8 euro e 6 tra Dop e Igp
— Modena, con 622,7 e 15 tra Dop e Igp
— Reggio Emilia, con 544,1 euro e 13 tra Dop e Igp
— Brescia, con 401,2 euro e 18 tra Dop e Igp
— Bolzano, con 314, 3 euro e 5 tra Dop e Igp
— Udine, con 301, 9 euro e 5 tra Dop e Igp
— Mantova, con 241,2 euro e 12 tra Dop e Igp
— Sondrio, con 236,5 euro e 9 tra Dop e Igp
— Cremona con 215,3 euro e 13 tra Dop e Igp
— Caserta, con 208, 8 euro e 6 tra Dop e Igp
Ma se in Italia
la bontà è di molti prodotti, le vendite continuano a essere di pochi. Il
fatturato dei 10 prodotti Dop e Igp più venduti, pari a 5,01 miliardi
di euro, equivale al 79% del totale di tutti i prodotti
certificati.
I
primi 10 prodotti italiani Dop e Igp per fatturato
Quali sono
questi 10 prodotti? Che fatturato hanno generato nel 2015 in milioni di euro?
Quanto pesano in percentuale sul totale? Vediamo il dettaglio:
1. Grana Padano
1.180,3 euro (18,5%)
2. Parmigiano Reggiano 1055,5 (16%)
3. Prosciutto di Parma 666,6 (10,5%)
4. Aceto balsamico di Modena 372 (5,9%)
5. Mozzarella di bufala campana 344,9 (5,4%)
6. Mortadella Bologna 316,7 (5%)
7. Gorgonzola 304,5 (4,8%)
8. Prosciutto di San Daniele 286,5 (4,5%)
9. Pecorino Romano 275,7 (4,3%)
10. Bresaola della Valtellina 214,8 (3,4%)
2. Parmigiano Reggiano 1055,5 (16%)
3. Prosciutto di Parma 666,6 (10,5%)
4. Aceto balsamico di Modena 372 (5,9%)
5. Mozzarella di bufala campana 344,9 (5,4%)
6. Mortadella Bologna 316,7 (5%)
7. Gorgonzola 304,5 (4,8%)
8. Prosciutto di San Daniele 286,5 (4,5%)
9. Pecorino Romano 275,7 (4,3%)
10. Bresaola della Valtellina 214,8 (3,4%)
Allora perché
questa corsa alla certificazione di qualità se le ricadute dirette sul
fatturato sono solo per pochi? ...diciamo le cose come
stanno, i fondi che l’Europa mette a disposizione fanno a gola a molti, sopratutto ai improvvisanti esperti tuttologi, con master in "taglia e incolla"
Come
si spartisce la torta dei fondi Ue
Nel 2017 la
dotazione finanziaria complessiva è stata di 140 milioni di euro, somma che,
grazie a un aumento progressivo, nel 2019 arriverà a 200 milioni di euro. Le
aziende italiane nel 2016 sono riuscite ad accaparrarsi il 20% del totale (113
milioni), vale a dire 23,5 milioni.
Tra queste, il
finanziamento più alto è andato al Consorzio per la tutela d’Asti e al
Consorzio Grana Padano, circa 4,7 milioni per entrambi.
Il meccanismo
del finanziamento, tuttavia, prevede una quota aggiuntiva messa dal Consorzio
di 1,2 milioni, pari al 20%. Anche per questo, alla fine, per i piccoli
consorzi la possibilità di arrivare ai finanziamenti è bassa: mancano le
risorse per coopartecipare.
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