“Tradizione non è culto delle ceneri, ma custodia del
fuoco. Omaggiare la tradizione non è chinare il capo al passato, non è lasciare
alle ceneri del ricordo il compito di portare fino a noi le immagini di un tempo
ormai andato. Omaggiare la tradizione è ben altro: è mantenere vivo quel fuoco,
che brucia vispo nei solchi lasciati dalle vite di chi abita questa terra, e
alimentarlo con storie evocative ed emozioni travolgenti.”
Gustav Mahler
Al Cous Cous Fest 2023, importante vetrina internazionale per
promuovere cultura e i nostri luoghi fonte di ispirazione per la stesura del
romanzo più amato e tradotto del '900: "Il Gattopardo".
Gli chef Michele Ciaccio e ChefFrancesco Bonomo hanno presentato
il cous cous "Il Ballo del Gattopardo", ricetta ideata in occasione
del Festival del Gattopardo - XVIII Premio Letterario - Giuseppe Tomasi di
Lampedusa, traendo spunto dalla storia d'amore di Angelica e Tancredi,
utilizzando gli ingredienti di cui si parla nel romanzo "Il Gattopardo".
Ringrazio, a nome personale e dell’Istituzione che presiedo ha
dichiarato la Dott. Debhora Ciaccio, lo
sponsor ECOXXI Eco Ciar, gli chef Francesco Bonomo e Michele Ciaccio, i
ballerini nonchè maestri Antonino Barbera e Rita la Sala della Compagnia
Nazionale di Danza Storica diretta da Nino Graziano Luca, per l'importante
contributo donato alla città di Santa Margherita di Belìce, permettendoci di
portare a San Vito Lo Capo l'identità del nostro territorio ricco di storia e
cultura.
Grazie al Sindaco di San Vito Lo Capo Francesco La Sala per
l'accoglienza conclude la Dott.ssa Ciaccio
La cucina siciliana è irrimediabilmente legata alla storia
dell’isola ma anche a tradizioni non proprio locali: sono tanti i piatti “di
importazione”, ricette che provengono da altre parti del mondo e che sono state
adottate dalla Sicilia al punto da, oggi, considerarle di casa. E così è
successo anche con il cous cous, semola di grano duro che lavorata con l’acqua
si trasforma in granelli che vengono poi cotti al vapore, per poi essere
condita con brodo e parti di pesce. Ad oggi preparato soprattutto nella zona
del trapanese, il cous cous trova le sue origini in Africa e più precisamente
in Maghreb. Il nome della pietanza ha derivazione fonetica, ricorda infatti il
suono dei grossi bracciali che le donne avevano ai polsi, e che rintoccavano
con il movimento rotatorio delle mani che colpivano la terracotta.
La nascita del cous cous ha radici
antichissime e la ricetta si lega anche ad una curiosa leggenda riguardante il
Re Salomone (900 a.C.): si narra infatti che il re ne facesse un uso ampissimo
volto ad alleviare le pene d’amore che soffriva a causa della regina di Saba.
Ma il cous cous come arriva in Sicilia ai giorni nostri?
La pietanza si diffonde in Italia
intorno all’800 proprio grazie ai lavoratori delle zone di Trapani, che
recandosi in Tunisia cominciarono così ad importare tradizioni del luogo qui in
Sicilia. Così, il cous cous diviene un piatto amatissimo anche qui, non solo
per il suo gusto, ma anche per ciò che rappresenta: convivialità ed ambiente
familiare. Ai suoi inizi infatti, nei paesi di origine, lo si mangiava soltanto
a cena e la tradizione prevedeva che venisse servito in un unico piatto, dal
quale tutti avrebbero attinto con le mani.
Con delle innovazioni quindi Trapani ne diventa nuova patria: il cous cous alla trapanese, in dialetto cùscusu, si è anche guadagnato una festa tutta sua, il Cous Cous Fest, che si tiene annualmente a San Vito Lo Capo (TP).
A partecipare al Cous Cous Fest di
quest’anno anche lo Chef Francesco Bonomo, che dà vita al piatto “Il ballo del
Gattopardo”: un mix di sapori che prendono ispirazione dal noto romanzo di
Tomasi di Lampedusa. Ed è proprio così che nasce l’idea: Chef Bonomo ha infatti
presentato il piatto per la prima volta durante la manifestazione in onore
dello scrittore che si tiene a Santa Margherita del Belice.
“Nel Gattopardo si raccontano i
sapori delle aragoste, delle spigole, delle uova in fase embrionale, di buffet
con frutta e prosciutti, e sono proprio questi gli ingredienti che si fondono
all’interno della ricetta” spiega Chef Bonomo. Il suo è un cous cous a base di
aragosta e del suo brodo, alla quale viene affiancata una purea di piselli e
petali di spigola tagliata alla julienne e marinata. A dare un ulteriore e
particolare aroma è l’olio al prosciutto utilizzato, per poi giungere al
medaglione di aragosta che viene posto sopra i grani di cous cous, arricchito
con un gel al Moscato (vino che a sua volta viene citato nel libro). A
completare la ricetta la bottarga di uovo di gallina marinato e dell’uva di
mare, alga dalla forma dell’omonimo frutto (il più amato nel Gattopardo); il
tutto ultimato poi con uno spruzzo di “profumo” alla cannella e zenzero.
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