AIF XXVI CONGRESSO NAZIONALE

XXVI CONGRESSO NAZIONALE

LA BELLEZZA

Giovedì 4 Dicembre
prologo
Sala delle Capriate di Palazzo Steri – Sede del Rettorato dell’Università degli Studi di Palermo
Piazza Marina, 61
Venerdì 5 e Sabato 6 Dicembre
Castello Utveggio – CERISDI
Via Padre Ennio Pintacuda, 1








Il XXVI Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Formatori è concepito come il tentativo di raffigurare un’esperienza di apprendimento fondata sull’avventura, sul raggiungimento di una meta la cui “rotta” per raggiungerla non può essere predefinita in partenza, perché assoggettata alle peripezie generate dai venti e dalle correnti.

Non ci sono presupposti per dimostrare a priori la plausibilità e l’utilità delle scelte fatte e delle attività che si svolgeranno in esso. I possibili risultati da produrre si concretizzeranno attraverso una navigazione lunga tre giorni, e che simulerà le asperità del reale. Così la sua struttura si realizzerà in corso d’opera, nel divenire. Si costruirà e si demolirà in relazione al grado di partecipazione e alla qualità dei contributi di tutti i soggetti coinvolti. Per questo si differenzierà dai tradizionali convegni.
Senza alcun dubbio non si correrà il rischio di avere relatori frettolosi, che partecipano con una relazione predefinita, arrivando al momento dello svolgimento della tavola rotonda di competenza e chiedendo, il più della volte, al moderatore di poter relazionare per primi perché c’è un aereo o un treno in partenza che li aspetta.
Il Congresso Nazionale reitera un esperimento che tenterà di configurare ciò che spesso si intravede appena, ciò che è difficilmente esprimibile e che può essere inquadrato solo all’interno di una mappa concettuale, uno spazio di navigazione. Sarà proprio all’interno di tre differenti spazi di navigazione che si cercherà di tracciare possibili rotte di apprendimento che tengano conto delle asperità del viaggio e delle peripezie generate dagli imprevisti dell’ambiente, venti, correnti e turbolenze. Elementi esogeni che spesso impongono un ripensamento delle strategie di navigazione, e che usualmente non vengono rappresentante all’interno dell’ostinata tracotanza delle soluzioni predefinite nelle relazioni esposte nei convegni.
Il XXVI Congresso Nazionale dell’Associazione Nazionale Formatori si basa sull’interazione tra imprenditori-dirigenti aziendali e formatori-esperti che svolgeranno differenti ruoli in piccoli gruppi (due Equipaggi, un Comitato di Regata, delleRaffiche di Vento, i testimoni) e in un grande gruppo (i Partecipanti).
 

Testimoni del Congresso


La simulazione delle regate e il valore semantico delle boe
La progettazione di questo Congresso è volutamente a maglie larghe, vuole solo definire le condizioni per cui qualcosa possa accadere: un qualcosa nel qui e ora dello svolgimento dei lavori. È un congresso senza pubblico, perché tutti sono pubblico e attori, con un’imbarazzante simultaneità e contemporaneità.
Il piccolo gruppo dei testimoni è chiamato ad approfondire alcune specifiche tematiche di base utili all’avvio dello svolgimento dei lavori. I testimoni apporteranno i propri contributi con interventi di 20-30 minuti ciascuno che precedono l’avvio di ciascuna singola regata.
Le regate, che rappresentano la parte cospicua del Congresso, sono svolte da due equipaggi composti ciascuno da massimo 8 relatori/giocatori (imprenditori, manager e formatori) coordinati da due skipper di eccezione. I due equipaggi si confronteranno su 3 tematiche generali, o regate, che rappresentano il fil rouge del Congresso. Si contrapporranno sulle modalità di navigazione: un equipaggio sarà maggiormente caratterizzato da un taglio di tipo aziendalistico, manageriale e di gestione organizzativa, mentre l’altro maggiormente propenso alla lettura dei processi di apprendimento e della progettazione e erogazione di formazione. Ambedue i tagli saranno comunque decisi dai rispettivi equipaggi coordinati dai due skipper.
Ciascuna “regata” è caratterizzata da una boa che definisce uno specifico spazio di navigazione all’interno del quale ciascun equipaggio dovrà “navigare” attenendosi al significato semantico della boa e alle delimitazioni imposte da una serie di antinomie che la caratterizzano. In particolare si vuole esplorare la capacità del formatore di creare ambienti dove sia possibile facilitare processi di apprendimento su tre livelli:
1. Relazione territorio – produzione: il genius loci
Si ritiene che esista uno stretto rapporto tra territorio e produzione, dove il primo possa essere rappresentato come la sintesi della tradizione, della cultura della cultura materiale e della capacità di apprezzamento del bello. In quest’ambito risulta fondamentale sviluppare nella persona la capacità di apprezzamento, consentendogli il passaggio da amatore a conoscitore consapevole della bellezza del made in Italy.
È importante in questa sessione di lavoro presentare casi di studio e sperimentazioni fatte per migliorare il riconoscimento della bellezza dei luoghi, del suo utilizzo come fattore unico di competitività, della partecipazione sociale alla salvaguardia e valorizzazione dell’unicità del genius loci.
2. Relazione produzione – persona: l’organizzazione
Il made in Italy, sotto l’aspetto produttivo, può essere visto come il risultato delle attività di un laboratorio creativo nel quale il lavoratore è coprotagonista della creazione del bello. Si tratta in particolare di rivalutare il modello organizzativo dell’impresa conviviale dove il processo produttivo si realizza alternando momenti di meditazione, sperimentazione, condivisione e cooperazione.
È importante in questa sessione di lavoro presentare casi di studio e sperimentazioni fatte sui processi di apprendimento organizzativo finalizzati a far convivere tradizione e innovazione in una logica di generazione di bellezza che si contrappone a quella di produzione di gadget generati da un improprio uso dell’innovazione tecnologica e colonizzati dal mercato.
3. Relazione persona – prodotto: il made in Italy
Significa rispondere a domande quali: come salvare il prodotto italiano? Come salvare le nostre professioni? Le nostre imprese?
In questa terza sessione si intende indagare su come l’apprendimento possa rivalutare la persona come singolarità irripetibile che si contrappone alla generalizzazione e alla astrazione del prodotto gadget. Realizzazione della persona quindi come artigiano produttore di un prodotto che racchiude in se avvenimenti locali e unici.
Si tratta quindi di far confluire in questa sessione sperimentazioni e casi di studio utili ad approfondire la creazione della conoscenza come processo puntiforme, discontinuo e instabile. Una formazione in grado di supportare il dramma della nostra coscienza che oscilla tra prosaicità e aspirazioni. Casi che possano dimostrare come la produzione della bellezza del made in Italy è anche il risultato di un certo ritmo di vita in cui si rifaccia posto a molte cose. Soprattutto alla gestione dei nostri tempi di lavoro, meditazione, cooperazione e recupero della dimensione del sogno.

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