Nicolò Grippaldi, pioniere della
viticoltura a
Enna
Il giovane progetto enologico da agricoltura
biodinamica prende vita a Gagliano Castelferrato, e sembrerebbe sia l’unico
caso di viticoltura nella provincia ennese. Solo 3,33 ettari di Nero d’Avola e
Nerello Mascalese ma che hanno già conquistato i grandi ristoranti del mondo.
Salvo Ognibene
Un
unico vigneto in un piccolo paesino al centro della Sicilia è la sintesi di quanto vorremmo
raccontare di Nicolò Grippaldi. In realtà ci sarebbe e c’è tanto altro ma nella
normalità di un piccolo vigneto c’è tutta la straordinarietà dell’unicità di un
racconto speciale, andiamo per ordine: dopo gli studi in filosofia e lettere a
Firenze ritorna nella sua Gagliano Castelferrato con l’idea ben chiara di
produrre vino. E’ il 2015 quando impianta 3,33 ettari di barbatelle selvatiche
(innestate poi a Nero d’Avola e Nerello Mascalese) nella terra dove il
bisnonno, 100 anni prima, conduceva un piccolo vigneto poi distrutto dalla fillossera insieme al resto della viticoltura
in provincia. Vigneti sradicati e mai ripiantati almeno fino al ritorno di
Grippaldi: durante gli studi entra a tutto tondo nel mondo del vino grazie al
Castello dei Rampolla a Panzano in Chianti e una volta tornato in Sicilia attua
il suo credo con grande dedizione dopo essere riuscito a convincere la propria
famiglia a sostenerlo in un’idea degna delle avventure di Don Chisciotte. La
biodinamica è il filo conduttore e tra sperimentazioni e prove tutto sembra
avere forma nell’universo di Grippaldi: l’Etna si scorge tra i filari esposti a
sud che non conoscono acciaio ma pali in castagno e fili di byco per evitare
l’elettromagnetismo. Nel 2017 la prima vendemmia (che si realizza in un unico
giorno perché le due varietà a bacca rossa maturano insieme) e nel 2019 inizia
a commercializzare le sue etichette (annata 2018) di Dei Pinti, Spinasanta e Le Domeniche di Teo prima che il Covid
sconvolgesse il mondo. L’ultimo nato è Salvatore
Grippaldi, Nero D’Avola in purezza nato dalla fortunata vendemmia del 2019
dove le uve della varietà regina siciliana sono state attaccata da botrite
nobile e per questo motivo sono state prodotte solo 900 bottiglie dedicate al
padre.
Folgorato dalla
biodinamica, Grippaldi è sincero nella sua visione enologica e scommette su un
territorio che sconosce la viticoltura moderna: “Fare vitivinicoltura Biodinamica a Enna è un sogno che si sta
consolidando, ma anche una grossa ambizione per far sì che questo territorio
sconosciuto al mondo enologico possa finalmente dare anch’esso il suo
contributo al potenziale enologico che abbiamo in Sicilia - sottolinea
Grippaldi - Il vino serve, anche dal mio
punto di vista, ad avvicinare le persone a volte e anche la storia del
territorio dove nasce. Mi piacerebbe un giorno vedere Gagliano Castelferrato e
tanti altri piccoli borghi in provincia di Enna vivere di turismo e di
eccellenze territoriali non per forza legate solo al vino ma il vino come
portabandiera di un terroir”.
Suoli argillosi
con presenze di limo e sabbia a circa 650 metri sul livello del mare, forti
escursioni termiche che rappresentano un fattore ideale per la migliore
maturazione delle uve, fermentazione spontanea in vasche di cemento e tanto
affinamento in bottiglia sono i punti fermi, insieme all’imprescindibile
filosofia steineriana, che caratterizzano vini e storie di quello che è
considerato un pioniere in questo territorio e che ha iniziato a farlo
conoscere in diversi paesi del mondo.
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Salvo Ognibene
Nato in Toscana,
cresciuto a Menfi (Agrigento), ama la pasta, la bici e la Sicilia. Crede
nelle isole perché inventano il mare e nelle bollicine perché esaltano la
bellezza. E' consulente digitale e di marketing territoriale, scrive di vino e
collabora con diversi giornali e guide di settore.
Laurea
in Giurisprudenza all’Università di Bologna discutendo una tesi sui rapporti
tra Chiesa, mafia e religione è autore di cinque
libri
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