NinoSutera
I
prodotti della terra; dalla stagionalità, agli alimenti “ultraprocessati” o “ultraddizionati”.
Le industrie alimentari che si occupano della lavorazione dei prodotti della terra, stanno cercando di migliorare i loro prodotti, con l’uso di additivi e l’utilizzo di processi e strategy che mantengono il più possibile gli alimenti quasi a renderli eterni
Il cibo in Italia mentre è tradizione, piacere, convivialità e conforto, storia e cultura, identità e stagionalità; la consapevolezza di essere la patria della dieta mediterranea, che dispensa salute e longevità al nostro Paese da generazioni; la granitica certezza che per gli Italiani la tavola è sacra come il calcio: abbiamo 59 milioni di commissari tecnici che sono anche 59 milioni di chef e nutrizionisti, pronti a suggerire la ricetta giusta, il vino migliore o la dieta più efficace. Il cibo è davvero quasi sovrano: dai media agli stili di vita, dal valore economico e di immagine dell’intero comparto agroalimentare al carrello della spesa di ogni famiglia.
Due le parole chiave: identità e innovazione.
Per identità, https://terra.regione.sicilia.it/born-in-sicily-cultura-e-identita-territoriale-come-ricchezza/ intendiamo gli elementi che caratterizzano il
nostro cibo e la nostra cucina, a partire dal legame con il territorio e dalle
qualità organolettiche, di regola rigorosamente di stagione, fresco e di
prossimità. Era inevitabile (regalo della globalizzazione,
forse anche prima) che, anche in agricoltura, i “beni” divenissero oggetto di
scambio ovvero tra mutassero in “merci”
, perdono il loro valore d’”uso” e assunsero il valore di “scambio”. Oggi, il mercato è globalizzato, le merci
si muovono dove l’offerta straripa è corre verso la domanda più sostenuta. Ed ecco il miracolo, si fa per
dire in Italia non si coltiva più grano, per esempio, perché sul mercato
mondiale non si è più competitivi, si perdono centinaia di migliaia di ettari
coltivabili, in compenso si consuma grano alle micotossine (funghi) importato, prodotto chissà dove,
maturato con l’ausilio del glisofato,
che proprio bene bene alla salute non fa.
L’innovazione, si
riferisce allo sforzo, per preservare questo patrimonio della terra, rendendolo resiliente alle sfide del millennio,
per poter continuare ad essere competitivi sul
mercato globale, con l’ausilio dell’industria alimentare, dove non esistono rendite di posizione
Non esisterebbe il made in
Italy senza la nostra industria alimentare, che lo ha portato nei mercati
planetari. Ma questa è pronta ad affrontare la modernità senza smarrire la
genuinità e la tradizione?
Un tema importante sta però emergendo in
questi ultimi tempi è quello dei cosiddetti alimenti “ultraprocessati”. Un
termine orrendo, ma che rende bene l’idea.
I sistemi di classificazione che oggi
abbiamo a disposizione – il sistema NOVA elaborato da un gruppo dia studiosi
dell’Università di San Paolo e il sistema SIGA di matrice francese – includono
in realtà in questa categoria, prodotti caratterizzati soprattutto da un
elevato numero di ingredienti, additivi, e altre sostanze come gli
esaltatori di sapidità e gli aromi, più che da processi tecnologici “drastici”.
Forse, più correttamente dovremmo chiamare questi
prodotti: “ultraddizionati e ultraprocessati”
L’aumento del rischio di malattie
cardiovascolari, diabete e obesità, che alcune
ricerche scientifiche hanno dimostrato, è correlato, quindi, alla presenza
di additivi e altre sostanze più che al processo tecnologico
utilizzato.
In attesa di un aggiornamento più
rigoroso della classificazione degli alimenti “ultraprocessati”, per proteggere
la nostra salute, le regole di base semplici da seguire sono quelle di
scegliere alimenti freschi e prodotti trasformati con pochi ingredienti, come
nella nostra tradizione alimentare mediterranea: frutta e verdura per esempio,
fresche, ben conservate, ma anche surgelate se non abbiamo tempo, e
di riprendere – se già non lo facciamo – a preparare noi in casa le ricette dei
cibi da portare a tavola. Meno preparati pronti e più fantasia in
cucina.
Oggi più che mai, dovremmo essere tutti
molto attenti alle nostre scelte alimentari: la scienza della nutrizione ci ha oramai dimostrato, in maniera per ora
inconfutabile, che il modo in cui mangiamo e il nostro stile di vita
determinano la nostra salute, modificano persino l’espressione dei nostri
geni, e che queste modifiche possono essere trasmesse alle nuove generazioni.
Non è, quindi, tutto scritto nel nostro
DNA e questa è una vera fortuna, perché siamo noi che possiamo determinare la
nostra salute.
Vivere in prossimità delle aree rurali, istaurando un rapporto fiduciario con i contadini, affidandosi ai prodotti di stagione, coltivati con amore e nel rispetto del prossimo, rappresenta un privilegio che non tutti possono permettersi, ma soprattutto non tutti sanno apprezzare.
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