martedì 8 ottobre 2024

I prodotti della terra

 

NinoSutera

I prodotti della terra; dalla stagionalità, agli alimenti “ultraprocessati” o “ultraddizionati”.


 Le industrie alimentari che si occupano della lavorazione dei prodotti della terra,  stanno cercando di migliorare i loro prodotti, con  l’uso di additivi e l’utilizzo di processi e strategy  che mantengono il più possibile  gli alimenti quasi a renderli  eterni

 


Il cibo in Italia mentre è tradizione, piacere, convivialità e conforto, storia e cultura, identità e stagionalità;  la consapevolezza di essere la patria della dieta mediterranea, che dispensa salute e longevità al nostro Paese da generazioni; la granitica certezza che  per gli Italiani la tavola è sacra come il calcio: abbiamo 59 milioni di commissari tecnici che sono anche 59 milioni di chef e nutrizionisti, pronti a suggerire la ricetta giusta, il vino migliore o la dieta più efficace. Il cibo è davvero quasi sovrano: dai media agli stili di vita, dal valore economico e di immagine dell’intero comparto agroalimentare al carrello della spesa di ogni famiglia.

Due le parole chiave: identità e innovazione.

Per identità, https://terra.regione.sicilia.it/born-in-sicily-cultura-e-identita-territoriale-come-ricchezza/  intendiamo gli elementi che caratterizzano il nostro cibo e la nostra cucina, a partire dal legame con il territorio e dalle qualità organolettiche, di regola rigorosamente di stagione, fresco e di prossimità.  Era  inevitabile (regalo della globalizzazione, forse anche prima) che, anche in agricoltura, i “beni” divenissero oggetto di scambio ovvero tra  mutassero in “merci” , perdono il loro valore d’”uso” e assunsero il valore di “scambio”.     Oggi, il mercato è globalizzato, le merci si muovono dove l’offerta straripa è corre verso la domanda  più sostenuta. Ed ecco il miracolo, si fa per dire in Italia non si coltiva più grano, per esempio, perché sul mercato mondiale non si è più competitivi, si perdono centinaia di migliaia di ettari coltivabili, in compenso si consuma grano alle micotossine (funghi)  importato, prodotto chissà  dove,  maturato con l’ausilio del glisofato,  che proprio bene bene alla salute non fa.

 L’innovazione,   si riferisce allo sforzo, per preservare questo patrimonio della terra,  rendendolo resiliente alle sfide del millennio,    per poter continuare ad essere competitivi sul mercato globale, con l’ausilio dell’industria alimentare,  dove non esistono rendite di posizione

Non esisterebbe il made in Italy senza la nostra industria alimentare, che lo ha portato nei mercati planetari. Ma questa è pronta ad affrontare la modernità senza smarrire la genuinità e la  tradizione?

Un tema importante sta però emergendo in questi ultimi tempi è quello dei cosiddetti alimenti “ultraprocessati”. Un termine orrendo, ma che rende bene l’idea.

I sistemi di classificazione che oggi abbiamo a disposizione – il sistema NOVA elaborato da un gruppo dia studiosi dell’Università di San Paolo e il sistema SIGA di matrice francese – includono in realtà in questa categoria, prodotti caratterizzati soprattutto da un elevato numero di ingredienti, additivi, e altre sostanze come gli esaltatori di sapidità e gli aromi, più che da processi tecnologici “drastici”. Forse,   più correttamente dovremmo chiamare questi prodotti: “ultraddizionati e ultraprocessati”

L’aumento del rischio di malattie cardiovascolari, diabete e obesità,   che alcune ricerche scientifiche hanno dimostrato, è correlato, quindi, alla presenza di additivi e altre sostanze più che al processo tecnologico utilizzato.  

In attesa di un aggiornamento più rigoroso della classificazione degli alimenti “ultraprocessati”, per proteggere la nostra salute, le regole di base semplici da seguire sono quelle di scegliere alimenti freschi e prodotti trasformati con pochi ingredienti, come nella nostra tradizione alimentare mediterranea: frutta e verdura per esempio, fresche, ben conservate, ma anche surgelate se non abbiamo tempo,  e  di riprendere – se già non lo facciamo – a preparare noi in casa le ricette dei cibi da portare a tavola. Meno preparati pronti e più fantasia in cucina.   

Oggi più che mai, dovremmo essere tutti molto attenti alle nostre scelte alimentari: la scienza della nutrizione   ci ha  oramai dimostrato, in maniera per ora inconfutabile, che il modo in cui mangiamo e il nostro stile di vita determinano la nostra salute, modificano persino l’espressione dei nostri geni, e che queste modifiche possono essere trasmesse alle nuove generazioni. 

Non è, quindi, tutto scritto nel nostro DNA e questa è una vera fortuna, perché siamo noi che possiamo determinare la nostra salute.   

Vivere in prossimità delle aree rurali, istaurando  un rapporto fiduciario con i contadini, affidandosi ai prodotti di stagione, coltivati con amore e nel rispetto del prossimo, rappresenta un privilegio che non tutti possono permettersi, ma soprattutto non tutti  sanno apprezzare.

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