martedì 30 settembre 2014

"AlimentiAMO la vita"

di Maurizio Artusi 
Oggi il tema nutrizionale e salutistico è fortemente sentito da una sempre più ampia fascia di consumatori. Mi ricordo bene quando, quasi 15 anni fa, iniziai a occuparmi un po' più seriamente di enogastronomia, coloro che cercavano la genuinità di un cibo erano solo una nicchia di appassionati, mentre adesso, in verità ormai da alcuni anni, quella nicchia è diventata una gran bella fetta di popolazione che nel tempo si è evoluta, iniziando a porsi delle domande a sfondo nutrizionale, in sostanza è intervenuto il fattore salutistico che ha, poco alla volta, assunto una primaria importanza.  
Ed ecco che a Palermo, mia città di riferimento dove il biologico non è mai attecchito, in un periodo di crisi economica, una certa fascia di consumatori, senza distinzione di classe, ha cominciato a preferire il biologico certificato, generalmente venduto a prezzi maggiori rispetto al convenzionale, permettendo così lo sviluppo di una serie di attività commerciali che lo veicolano a diversi livelli: G.A.S., botteghe, G.D.O., catene in franchising e mercatini.

  Il perchè di tutto ciò? Lascio volentieri l'analisi agli esperti del caso, ma permettetemi una mia personale impressione, probabilmente i consumatori hanno cominciato a correlare cibo e salute grazie ai media, sempre più liberi di dar voce e di ospitare opinioni diverse, come accade sul DTT e sul SAT, spostando la TV generalista sempre più verso quella tematica, ma soprattutto su Internet. Fatto sta che comunque, da qualsiasi parte venga questa importate evoluzione del consumatore, l'argomento ha interessato persino l'UNESCO, il quale si è occupato di buona alimentazione nominando la Dieta Mediterranea patrimonio immateriale dell'umanità. Pertanto, in seguito a tali considerazioni, viene quasi spontaneo che delle associazioni e dei singoli individui facciano sistema e uniscano i loro sforzi per promuovere un'alimentazione più sana, che ci possa allungare la vita e/o farcela godere meglio.
  Questi sono i presupposti che hanno mosso l'Associazione Culturale Mons Realis e l'I.Di.Med. - Istituto Dieta Mediterranea,  ad organizzare una serie di eventi denominati "AlimentiAMO la vita", che si sono svolti lo scorso 13 e 14 Settembre 2014 presso il Centro Maria Immacolata di Poggio San Francesco, frazione di Monreale (PA), messo gentilmente a disposizione da Padre Ferdinando Toia. Subito dopo l'inaugurazione della mostra mercato, organizzata per l'occasione, è iniziato un convegno moderato da Francesca Cerami di I.Di.Med ed arricchito da numerose relazioni. In ordine di intervento hanno parlato: il Sindaco di Monreale Piero Capizzi,  Sami Ben Abdelaali, della presidenza della Regione Siciliana, Nicola Fiasconaro, dell'omonima azienda castelbuonese produttrice di panettoni, Aurelio Angelini, Presidente del Comitato Scientifico dei Comuni UNESCO Sicilia, Rocco Di Lorenzo, dell'Unione delle Associazioni no profit, Angelo Granà, Presidente dell'Associazione Mons Realis, Bartolo Fazio, Consigliere delegato di I.Di.Med., Salvatore Martorana, Presidente del Comitato Tecnico Anci SiciliaxExpo2015, Giuseppe Carruba, Dirigente Medico ARNAS Civico di Palermo e Presidente I.Di.Med, Anselmo Intrivici, Presidente Istituto Zooprofilattico Sperimentale Sicilia A.Mirri, Salvatore Porrovecchio, Dirigente Medico presso L'Azienda Ospedaliera Policlinico di Palermo, Simone Santa Maria, Project Manager di Eat-Well.

   Dopo la pausa per il pranzo, il convegno è ripreso con la relazione di Pasquale Dante, del Comitato Italiano Movimento Europeo, Natale Giordano, per il Progetto Festival UNESCO ICCN del COPPEM, Nino Sutera,  Direttore della lurss Onlus  Rosario Schicchi, Presidente del CIRITA, Maurizio Artusi, enogastronomo di CucinArtusi.it, ed infine l'appassionato intervento di   Enza Bruno di Mons Realis, che ha illustrato e proposto la sottoscrizione di un protocollo d'intesa il cui obiettivo sarà quello di sviluppare le sinergie tra i soggetti che hanno partecipato all'evento, con l'unico fine di promuovere un'alimentazione più salutare. Questi sono gli enti e le associazioni coinvolte: I.Di.Med, Associazione culturale “Mons Realis”, Comune di Monreale, Slow Food regionale, Gal Madonie, Gal Terre Normanne, Unione Associazioni no profit, Anci Sicilia, Eat-Well, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia “A. Mirri”, Comitato Scientifico dei Comuni Unesco Sicilia, CIME, Accademia Italiana della Cucina, LURSS, CucinArtusi.it.
Gli argomenti affrontati durante il convegno sono stati numerosi, si è parlato di: Dieta Mediterranea, riconoscimento UNESCO per Palermo, Monreale e Cefalù, l'Expo 2015, sicurezza alimentare, internazionalizzazione, biodiversità, verdure salutistiche, De.Co. e sviluppo dell'agroalimentare siciliano. Insomma, una kermesse di relatori che è stata sospesa solo per assaggiare i prodotti degli espositori della mostra mercato attigua alla sala convegno e ricca di produttori di eccellenze, guarda caso quasi tutti ben conosciuti da CucinArtusi.it.
  Con il mio intervento al convegno, durante la sessione pomeridiana, ho voluto riportare il focus su un argomento già affrontato durante la mattinata: la Dieta Mediterranea, presentata dalla esaustiva e competente relazione del Prof. Carruba, come principale atto di prevenzione delle malattie che affliggono l'uomo occidentale moderno. Secondo me, però, non basta modificare la nostra alimentazione e riavvicinarla a quella dei nostri nonni, tornando alla base di legumi e cereali, con poca carne e pochissimi dolci, bensì dobbiamo anche operare una selezione degli stessi, in modo da ottenere il massimo grado salutistico dalla nostra "nuova" dieta. A tal proposito, ci vengono in aiuto i prodotti dell'agroalimentare di Sicilia, isola felice capace di ricompensare il sudore dei suoi operatori agricoli e zootecnici con una serie di eccellenze dalle caratteristiche mediamente più salutistiche rispetto ad altri, come sempre più spesso viene scientificamente accertato da diverse ricerche. Prodotti come i formaggi a latte crudo, alcune tipologie di frutta come il ficodindia, l'olio extra vergine di oliva, le carni di suino nero e tanti altri, contengono più antiossidanti rispetto a prodotti analoghi di altre regioni del mondo. Ed allora, perchè non integrarli nella dieta mediterranea ed utilizzare queste particolari peculiarità come claim salutistico nella loro promozione sui mercati mondiali? Potrebbe essere una buona idea per l'imminente Expo 2015, ma prima si dovranno operare tutta una serie di nuovi approcci, al fine di poter dare un corretto seguito alla promozione. Grazie ai numerosi anni trascorsi tra prodotti e produttori dell'agroalimentare, ho potuto elaborare una mia teoria su quali possano essere i principali ostacoli allo sviluppo di interi territori siciliani ad economia agricola, identificando dei punti deboli condensabili in tre "C": Cooperazione, Certificazione e Comunicazione. Prima "C". Tramite l'associativismo di qualsiasi tipologia, potremmo riuscire a cavalcare la globalizzazione invece di subirla, dobbiamo poter fare la voce grossa, ma al contempo rimanere piccoli, per ben gestire quella qualità che in tanti ci invidiano. Seconda "C". Personalmente non credo molto alle certificazioni, dal bio alle DOP, piuttosto credo di più alla filiera corta ed al rapporto consumatore-produttore, ma sul mercato pagano, conferiscono al prodotto un grande valore aggiunto e sono punti di riferimento per l'acquirente, aspetto nel quale, per fortuna, la Sicilia è già abbastanza impegnata, ma non abbastanza. Terza "C". L'ultimo, forse uno dei più endemici e gravi, è l'aspetto comunicativo, è inutile produrre eccellenze e non riuscire a farle conoscere ai consumatori interessati, magari proprio a quella fascia evoluta di popolazione che li sta cercando, una carenza oggi senza scusanti, nell'era di Internet, dei social, dei cellulari e dei viaggi, tutti a basso costo e quindi alla portata anche delle piccole e piccolissime aziende, ma anche dei singoli individui. Attuare le tre "C" in un'impresa agricola siciliana può essere molto difficile, ma in questo caso, io sono solito fare l'esempio del Consorzio dell'Arancia di Ribera nel quale, il suo Presidente Peppe Pasciuta, è riuscito a convogliare la Cooperazione, grazie all'istituzione del consorzio, la Certificazione, grazie al raggiungimento della DOP, e la Comunicazione, tramite la partecipazione a diverse fiere internazionali di settore, eventi vari e la diffusione di comunicati stampa di informazione.


venerdì 26 settembre 2014

"QS SICILIA" E "SICILIA CHILOMETRI ZERO"



 Due strumenti   complementari che mirano a dare certezza al consumatore circa la provenienza, la tracciabilità e la sicurezza alimentare dei prodotti,   ma anche a proteggere i prodotti siciliani da alterazioni, sofisticazioni e potenziali truffe.

Uno strumento che consentirà alle aziende di qualificare ulteriormente  le produzioni, destinato a tracciare una linea di demarcazione, tra la tanta approssimazione circolante, e il rispetto delle norme a difesa dei consumatori, ma anche a tutela del mondo produttivo.



 Coerente alle prescrizioni di cui agli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo e forestale 2007-2013,  (2006/C 319/01)potranno beneficiare di interventi finanziari dall’U.E.
Dopo un percorso lungo e laborioso QS Sicilia rappresenta,   una novità assoluta. E’ un marchio riconosciuto a livello europeo,  “Qualità Sicura Sicilia”. Fino ad oggi i prodotti DOC,DOP, IGT e tutti gli altri prodotti siciliani di qualità avevano dei riferimenti di ambito territoriale limitato. Attraverso il QS Sicilia il consumatore potrà conoscere con esattezza la provenienza del prodotto ed avere certezza che è stato realizzato con procedimenti controllati e rispondenti a precisi disciplinari adottati dalla Regione Siciliana e controllati da enti certificatori. Il marchio QS Sicilia è un marchio collettivo di proprietà esclusiva della Regione Siciliana e potrà essere attribuito gratuitamente a singoli produttori ed a soggetti collettivi che ne facciano richiesta e che si attengano ai disciplinari definiti dalla Regione per le singole categorie di prodotti. Il QS Sicilia sarà attribuito automaticamente ai prodotti già certificati (DOC,DOP,IGP, etc) e ai prodotti del sistema integrato mentre verrà verificato caso per caso per le altre tipologie di prodotto.
 L’obiettivo è quello di tutelare i prodotti agricoli e alimentari con un elevato standard qualitativo controllato, attuare azioni di informazione ai consumatori sulla provenienza e sulla qualità dei prodotti agroalimentari certificati e promuovere e sostenere il marketing di questi prodotti.
Il marchio, di proprietà della Regione Siciliana, può essere concesso in uso a tutti gli operatori dell’Unione Europea – iscritti nel registro delle imprese delle Camere di commercio o presso organismi analoghi di altri stati membri dell’Ue – che ne facciano richiesta all’assessorato regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea.
Le categorie per le quali si potranno utilizzare il marchio sono:
-          farine e preparati fatti di cereali, pane, pasticceria e confetteria, gelati, zucchero, miele, sciroppo di melassa, lievito,   aceto, salse (condimenti), spezie;
-          granaglie e prodotti agricoli, orticoli e forestali non compresi in altre classi, animali vivi, frutta e ortaggi freschi, sementi, piante e fiori naturali, alimenti per gli animali, malto;
-          bevande alcoliche (escluse le birre)
-          servizi di ristorazione (alimentazione);
In particolare, si potrà usare il marchio “Qualità Sicura Sicilia” per i prodotti agricoli e alimentari regolati da sistemi di qualità riconosciuti dell’Ue (Dop, Igp, Stg, Bio) e per il vino e le bevande spiritose; per i prodotti agricoli e alimentari certificati sulla base dello standard definito dalle norme tecniche di produzione integrata; per i prodotti agricolo-zootecnici e alimentari ottenuti aderendo a specifiche norme di produzione che mirano al conseguimento di un elevato livello qualitativo del processo produttivo; per i servizi di ristorazione per la somministrazione di questi prodotti.

 In ogni caso, i prodotti devono risultare liberi da Ogm, devono rispettare le norme su sicurezza e igiene ed essere normati da un disciplinare di produzione, da un regolamento, da un ente certificatore esterno e da una commissione  in materia.


giovedì 25 settembre 2014

Miss Italia 2014 nell’Albo d’Oro del GeniusLoci De.Co.



                      Le De.Co (Denominazione Comunale) nascono da un’idea semplice e geniale del grande Luigi Veronelli, che così le spiegava:  “Attraverso la De.Co il "prodotto" del Territorio acquista una sua identità.” Rappresenta un concreto strumento di marketing territoriale, ma soprattutto un’importante opportunità per il recupero e la valorizzazione delle identità e le unicità locali.    
   GeniusLoci De.Co. è  un processo culturale, al francese  “terroir”,   preferiamo il latino “genius loci”, un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile. Il percorso di   GeniusLoci De.Co., ideato dalla Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus,  prevede un modello dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come specificità)Tracciabilità e Trasparenza,  che rappresentano la vera componente innovativa. Un percorso da condividere con il territorio e per il territorio.  Si tratta di un percorso che vuole salvaguardare e valorizzare il “locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, la quale tende ad omogeneizzare prodotti e sapori

Il riconoscimento “Ambasciatore dell’ identità territoriale” rappresenta uno degli steps del percorso di programmazione partecipata GeniusLoci De.Co    inserito tra gli esempi virtuosi del - Forum Italiano dei Movimenti per la terra e il paesaggio e presentato   al Poster Session del Forum Pa 2013 di Roma.
Gli ambasciatori dell’identità territoriale, sono destinati ad assolvere a un ruolo fondamentale, comunicare e far conoscere il territorio, il quale assume un importanza crescente anche nei confronti del visitatore, e del viaggiante, che ritrova nel prodotto, un insieme di valori, ivi compresi quelli identitari.
 Nella motivazione del riconoscimento conferito a Clarissa Marchese abbiamo preferito adottare il motto di   Miss Italia 2014 eccolo:















  A  Gaetano Basile giornalista, scrittore, profondo conoscitore dei luoghi,delle persone e delle storia,    e Bonetta Dell’Oglio chef divulgatrice della cucina siciliana nel mondo.  i riconoscimento sono stati attribuiti in occasione  dell'evento  "La valorizzazione dell'identità dei territori attraverso la De.Co" che si è svolto presso la Camera di Commercio di Palermo nel 2013



Questa mentre  la motivazione del riconoscimento  a Giusy Buscemi Miss Italia 2012,” interpreta  una identità riconosciuta, una bellezza straordinariamente condivisa,  in un territorio ricco di storia, tradizioni, risorse ambientali, di giacimenti enogastronomici”.  Menfi, già Inycon, la sua Città, ha così voluto attribuirgli il riconoscimento di   “AMBASCIATRICE DELL’IDENTITA’ TERRITORIALE”







In occasione della diciannovesima edizione di “Inycon, Menfi e il suo vino”, al termine della   della tavola rotonda “Identità e Territorio Da Veronelli al GeniusLoci De.Co”  è stato consegnato il riconoscimento  GeniusLoci De.Co. Ambasciatore dell'identità Territoriale a Diego Planeta e Custode dell'identità Territoriale a Gian Arturo Rota






martedì 23 settembre 2014

Clarissa Marchese, Ambasciatrice dell'Identità Territoriale



Un sabato sera da ricordare e da incorniciare per la regina di bellezza riberese Clarissa Marchese, appena una settimana fa eletta Miss Italia 2014. Un’accoglienza trionfale le è stata riservata in piazza Giovanni XXIII e al palazzo di città di Ribera, dove la Miss, raggiante di felicità e commozione, è stata accolta   da una folla gioiosa. Clarissa ha   ricevuto dal Sindaco, proprio nell’aula consiliare, le chiavi della città, e la consegna da parte del Direttore della lurss,   della pergamena di “Ambasciatrice dell’Identità Territoriale” del GeniusLoci De.Co., riconoscimento che arriva in continuità con la precedente consegna dello stesso titolo alla menfitana Giusy Buscemi, già miss Italia 2012. 





Miss Clarissa, dopo essere salita ai piani alti del Comune, in sala Giunta, ha quindi tagliato la grande torta fatta in suo onore, con i colori nazionali, raffigurante la Marchese e l’altra miss agrigentina Giusy Buscemi che giocano a tennis in un’ideale match di fratellanza



L’arrivo sul palco di Clarissa ha dato poi il via alla festa cittadina, con la proiezione di immagini della serata di Jesolo con la vittoria di Clarissa, le fotografie e testimonianze varie delle amiche. Ad impreziosire la serata  il canto e le musiche di gruppi di giovani e artisti locali per celebrare l’evento: Tati Singer, alias Agata Aquilina, le ha cantato Meraviglioso di Modugno, la canzone preferita di Miss Italia. Altri artisti si sono esibiti, i Gospel Friends le hanno dedicato Happy Days, il gruppo folk Poggiodiana dei balletti tradizionali , il duo canoro The Rev acoustic Duo, con Annalisa Bono e Giovanni Mulè, la canzone Volare, sempre di Modugno, e i fratelli Cipolla della compagnia Arridicatipassa le hanno letto una divertente poesia, tutto ciò ha contribuito a rendere più allegra la festa e a esaltare il talento di chi, nel proprio piccolo, si spende per l’arte qui a Ribera.


Un’emozionata Clarissa non ha tradito le aspettative: con grande carisma e gioia ha saputo infiammare il pubblico e con semplicità ha ringraziato la città che l’ha sostenuta e che l’ha riempita di affetto quando è tornata a casa. Di suggestione in suggestione si è infine passati ai tradizionali fuochi di artificio che hanno illuminato a giorno la città.

giovedì 4 settembre 2014

Il futuro dell’agricoltura è nel ritorno alle radici

                                                                   Negli ultimi decenni il sistema alimentare degli Stati Uniti e della maggior parte delle altre nazioni si è globalizzato. Il cibo viene scambiato in quantità enormi: non solo il cibo di lusso (come caffè e cacao), ma anche le derrate alimentari di base come grano, mais, patate e riso. La globalizzazione del sistema alimentare ha portato dei vantaggi: la popolazione dei paesi ricchi ha ora accesso ad un’ampia varietà di cibi in ogni momento, inclusi frutta e verdura fuori stagione (come le mele in maggio o gli asparagi in gennaio) ed alimenti che non possono essere prodotti localmente (come l’avocado in Alaska). Trasporti a lungo raggio rendono possibile la distribuzione del cibo da aree in cui abbonda a luoghi in cui è scarso. Mentre nei secoli passati il fallimento regionale di una coltivazione poteva portare ad una carestia, ora i sui effetti possono essere neutralizzati tramite l’importazione, relativamente poco costosa, di cibo dall’estero. 

Tuttavia, la globalizzazione del sistema alimentare crea anche una vulnerabilità sistemica. Al crescere del prezzo del carburante, aumentano i costi dei prodotti d’importazione. Se la disponibilità di carburanti fosse drasticamente ridotta da qualche evento economico o geopolitico transitorio, l’intero sistema potrebbe collassare. Un sistema globalizzato è inoltre più soggetto a contaminazioni accidentali, come visto recentemente con il caso della melamina, una sostanza tossica finita nel cibo in Cina. Il miglior modo per rendere il nostro sistema alimentare più resiliente contro questi rischi è chiaro: decentralizzarlo e rilocalizzarlo.
La rilocalizzazione avverrà inevitabilmente, prima o poi, come effetto del calo della produzione del petrolio, dato che non esistono sorgenti di energia alternative in vista che possano essere introdotte in tempi brevi per prendere il posto dei derivati petroliferi. Pertanto se vogliamo fare in modo che il processo di Transizione si sviluppi in modo positivo, piuttosto che catastrofico, bisogna che sia pianificato e coordinato. Questo richiederà uno sforzo appositamente mirato a costruire infrastrutture dedicate all’economia alimentare regionale, adatte a sostenere un’agricoltura diversificata ed a ridurre il quantitativo di combustibile fossile che è alla base della dieta Nordamericana.
Rilocalizzare significa produrre localmente una frazione maggiore del fabbisogno alimentare di base. Nessuno dice che dovremmo eliminare completamente il commercio alimentare: questo danneggerebbe sia gli agricoltori che i consumatori. Piuttosto, è necessario fissare delle priorità alla produzione in modo tale che le comunità possano fare maggiore affidamento su fonti locali per gli alimenti di base, mentre le importazioni a lungo raggio dovrebbero essere riservate ai cibi di lusso. Le derrate alimentari basilari legate alla tradizioni locali, generalmente di basso valore e di conservabili a lungo, dovrebbero venire coltivate in tutte le regioni per motivi di sicurezza alimentare. Una simile decentralizzazione del sistema alimentare produrrà maggiore resilienza sociale, capace di contrastare le fluttuazioni del prezzo del combustibile. Saranno anche minimizzati, ove appaiano, i problemi relativi alla contaminazione del cibo. Nel contempo, rivitalizzare la produzione locale di alimenti aiuterà a rinnovare l’economia del territorio. I consumatori potranno godere di cibo di qualità migliore, più fresco e di stagione. Sarà ridotto l’impatto dei trasporti sul clima. Ogni nazione e regione dovranno escogitare la propria strategia di rilocalizzazione del sistema alimentare basandosi su un’ampia valutazione iniziale di debolezze e punti di forza. I punti deboli dovrebbero essere identificati tramite l’analisi delle numerosissime modalità di dipendenza dell’approvvigionamento locale di alimenti dalla disponibilità e dal costo del combustibile fossile, attraverso tutte le fasi del sistema di produzione agroalimentare e della filiera distributiva. Le opportunità saranno diverse a seconda delle comunità e delle regioni agricole, benché esistano molte azioni che i governi possono intraprendere quasi ovunque:

• Incoraggiare la produzione ed il consumo del cibo locale offrendo supporto alle strutture a questo scopo necessarie come i mercati contadini (farmers’ market).
• Inserire all’interno del sistema di gestione dei rifiuti installazioni per la raccolta dei residui di cibo da convertire in compost, biogas e mangime animale, da fornire a contadini e allevatori locali.
• Richiedere che una percentuale minima degli acquisti di cibo per scuole, ospedali, basi militari e carceri sia approvvigionata entro un raggio di 100km.
• Creare una normativa sulla sicurezza alimentare in base alla scala di produzione e distribuzione, in modo che un piccolo produttore che vende i suoi prodotti direttamente non sia soggetto alle stesse onerose regole di una multinazionale.
Gli agricoltori stessi devono ripensare le loro strategie: la maggior parte delle aziende orientate all’esportazione dovrà spostare la produzione verso alimenti di base per il consumo locale e regionale, uno sforzo che richiederà sia una analisi dei mercati locali che la scelta di varietà adatte per questi mercati; il movimento Community Supported Agriculture (Supporto all’Agricoltura di Comunità-CSA) fornisce un modello di organizzazione aziendale che si è dimostrato vincente in diverse aree. I piccoli produttori che affrontano significativi esborsi di capitali durante questa transizione possono costituire cooperative informali per l’acquisto di macchinari ad esempio trebbiatrici per i cereali, mulini o presse per la lavorazione dei semi oleosi o microturbine idrauliche per produrre elettricità. La scelta di rilocalizzare il sistema alimentare sarà più difficile per alcune nazioni e regioni rispetto ad altre. Dovrebbero essere incoraggiate la creazione di orti urbani e anche di piccoli allevamenti (di polli, anatre, oche e conigli) all’interno delle città, ma anche così sarà necessario approvvigionare la maggior parte del cibo dalla campagna circostante, trasportandolo alle comunità urbane e periurbane senza utilizzare combustibile fossile. In questo senso la rilocalizzazione dovrebbe essere vista come un processo e uno sforzo generale e non come un obiettivo assoluto da raggiungere.

*Estratto da “La Transizione Agroalimentare”

MISS NEBRODI

 ELENA MONTELEONE,    INCORONATA REGINETTA A CASTEL DI TUSA


                                           Grande serata a Castel di Tusa con “Miss Nebrodi” e Modàrt. La manifestazione, alla sua prima edizione, nata con lo scopo di promuovere il territorio Nebroideo ha raggiunto il suo scopo Castel di Tusa (Me), 1 sett. 2014 – Lo staff di Miss Nebrodi, capitanato da Massimiliano Ammirata e Giusy Catanese, è riuscito a realizzare un vero, grande concorso di bellezza che è, e diventerà maggiormente in futuro, un grande evento mediatico itinerante per la promozione dei comuni dei Nebrodi, che si estendono su ben tre province, Messina, Catania ed Enna. Presenti più di 40 artigiani provenienti da tutti i Nebrodi. Modàrt e miss Nebrodi è stato un grande successo. La giornata si è svolta sin dal mattino con una mostra di abiti d’arte della Stilista Martina Baldo presso il Museo Hotel Atelier sul Mare di Antonio Presti, nel pomeriggio una manifestazione benefica per Federica Calà, “Artisti per Fede”, e durante tutto il corso della giornata degustazioni tipiche e mercato dell’artigianato nebroideo.





Miss Nebrodi ha offerto un bellissimo spettacolo, presentato da Stefano Masciarelli con Elisabetta Oieni, dalla grande riuscita e di fortissimo richiamo di pubblico. Molti gli artisti intervenuti, La cantante Jazz Eleonora Tomasino, il cabarettista Marco Manera, il poeta Gabriele Caliri, la scuola di danza dell’Atletica Amastratina, il Team Jomery. Le ragazze hanno sfilato inoltre in abito da sera, abiti offerti dalla boutique Sottosopra di Giusi Miceli di Tusa, in abito da sposa, abiti offerti dalla boutique Sposà di Cefalù e con gli splendidi abiti d’arte della stilista Martina Baldo.
Per Miss Nebrodi 2014, premiata da Federica Lazzara, Miss sicilia 2013 e Miss Kia Motors Nazionale,
il Diadema, una parure di perle e diamanti, offerti dalla gioielleria Callas, l’accesso alla finale del concorso nazionale, Una ragazza per il cinema, che si svolgerà a Taormina il 7 settembre 2014